Non voglio entrare nel merito delle dichiarazioni di oggi di Massimiliano Costa, vicepresidente della regione ed esponente di spicco della mozione Franceschini, che accusa il PD ligure di agire con "metodi mafiosi".
Non voglio entrarci perché simili accuse, lanciate il giorno dopo aver perso un congresso, hanno sempre il sapore di una vendetta postuma. Se Costa pensa che simili metodi esistano, perché non li ha denunciati prima? Non ha partecipato a creare le regole di convivenza del partito fin dal momento della sua costituzione?
Non voglio difendere il PD in cui non sono entrato, all'atto della sua costituzione, per la pochezza del progetto
politico che si limitava all'accorpamento di due gruppi dirigenti, senza risolvere le enormi contraddizioni collegate alla fusione di due culture diverse com'erano quelle dei DS e della Margherita.
Quello che viene definito "rimescolamento" delle anime non è a mio modo di vedere un passo avanti risolutivo verso la costruzione di una formazione politica "vera" perché non vi è rinnovamento. Quello che si mescola è sangue vecchio, con nessuno o scarso apporto di linfa vitale fresca.
Il risultato è la divisione del PD, almeno in Liguria, (non conosco le realtà delle altre regioni) non sulla base di convinzioni ideali, ma in base all'appartenenza a "gruppi" che, evidentemente, altro non possono essere se non gruppi di "potere" o, nel migliore (?) dei casi, occasioni per rese dei conti più volte rimandate in passato.
Mi pare che questa sia una triste realtà impietosamente emersa proprio in occasione di questo congresso con accuse e controaccuse e senza esclusione di colpi che, spesso, hanno fatto dimenticare ai contendenti quale fosse il vero nemico da battere.
Il PD è comunque uno dei pochi partiti di opposizione a questo infausto governo ed è l'unico che, nel suo DNA, ha qualcosa di sinistra e di laico. Poco, sempre meno, ma è comunque l'unico.
Ed è per questo che, insieme ad alcuni compagni, ho deciso di partecipare alle primarie per tentare di rafforzare una mozione che, a mio giudizio, più di altre mette al centro delle sue tesi la questione della laicità, non intesa come uno sterile anticlericalismo, che sarebbe una semplice interfaccia al'integralismo delle varie Binetti e Bianchi, ma come metodo di lavoro e di intervento politico: quella di Ignazio Marino.
Assumere la laicità come metodo significa dare alle parole diritti, ricerca, scuola, salute, autodeterminazione significati politici veri, che tendono a responsabilizzare le persone e non pretendere che "qualcuno" decida al posto nostro su temi eticamente sensibili, superando i veti della gerarchia cattolica più oltranzista che, incapace di riempire le chiese, tenta di riempire il Parlamento.
Questo non significa che ho superato la mia posizione critica verso il PD e sono pronto a "saltare dentro". Tutt'altro. Non mi illudo sulle possibilità di Marino di incidere in maniera significativa sulla politica futura del PD, ma voglio sperare che una sua significativa affermazione invii un messaggio ai vincitori, faccia capire che il bisogno di laicità, tra la gente comune, è molto più forte di come gli attuali vertici pensino, che gli immobilismi e le timidezze sui temi etici non sono sopportabili, soprattutto quando vengono messi in discussione diritti che ormai fanno parte della nostra cultura.
Di fronte alle farneticazioni sui figli di genitori divorziati non si è levata una voce a dire che erano idiozie dovute alla non conoscenza della realtà, che i veri drammi si consumano all'interno di coppie che, per vari motivi, trascinano un rapporto in situazioni drammatiche. Ci si è limitati a dire, nel migliore dei casi, che comunque "la legge sul divorzio non è in discussione" il che, come noto, significa che la legge non è in discussione "ADESSO", ma non appena ci saranno le condizioni…..
Non so se servirà a qualcosa la nostra presa di posizione, dipenderà anche da quanti seguiranno questo input. Ma credo sia doveroso provarci.
Di seguito pubblico il comunicato stampa relativo al nostro impegno:
Più laicità per maggiori diritti
ll congresso in atto nel Partito Democratico è un'occasione di riflessione anche per le persone che, pur non essendo iscritte, condividono alcuni dei valori ai quali si ispira il partito.
Ancora di più, in considerazione della scelta di rimettere alla valutazione delle primarie i risultati del congresso, trasformando un dibattito interno per la scelta dei gruppi dirigenti in un momento di confronto sulla linea politica.
Pur non essendo interessati al confronto personale tra i candidati, alle divisioni in gruppi, anche e soprattutto a Savona, al fare e disfare alleanze, alla forma organizzativa che il PD sceglierà di darsi, riteniamo di dare il nostro contributo alla politica del partito, partecipando alle primarie, sostenendo ed invitando a votare Ignazio
Marino.
Questi giorni, caratterizzati dalle polemiche e dalle proteste legate all'apertura dell'anno scolastico e dall'uso spregiudicato dei mezzi di informazione da parte della maggioranza di governo, evidenziano la necessità di una opposizione
forte, radicata e con una sicura linea politica.
Non sono più accettabili i tentennamenti che hanno caratterizzato, com'era facilmente prevedibile, la linea politica del PD, soprattutto a causa del non risolto confronto sulla laicità.
Senza voler mettere in discussione il diritto di ciascuno di trasferire nella propria attività politica le proprie convinzioni religiose, riteniamo sia inammissibile la pretesa, in uno stato veramente laico, di imporre tali convinzioni anche a chi la pensi diversamente.
Unioni civili, scuola, ricerca, diritti delle persone sono tutti campi di intervento politico fondamentali in una società moderna che Ignazio Marino affronta in maniera più convincente, decisa e chiara.
Un suo risultato positivo alle primarie, che migliori possibilmente il dato che emergerà dai congressi di sezione, sarà il metro con cui misurare il bisogno di laicità presente nella società civile e rappresenterà, al di là di chi sarà il prossimo segretario nazionale del partito, una spinta ed un invito ai gruppi dirigenti del PD di abbandonare i tentennamenti del passato per abbracciare la laicità come metodo e come rivendicazione di indipendenza ed autonomia nelle scelte politiche.
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