Sono molte, in queste ore, le persone che si interrogano sulla opportunità di andare a votare o meno per le primarie del Partito Democratico.
E non parlo di quelle che si “sentono parte” del PD; quelle che lo hanno votato o che ne hanno condiviso la creazione.
Parlo di quelle come me, che dalla sua nascita si sono sentiti privati di qualcosa, che non hanno visto nel PD la prosecuzione naturale dell'Ulivo né, tanto meno, la nascita di un vero partito delle riforme e del lavoro.
Che considerano il PD come uno di quegli sport strani che nascono in America e poi, chissà perchè, prendono piede anche da noi, un po' per convinzione (poca), e molto per piaggeria, a cominciare dal nome: democratico, come bungee jumping o downhill.
Insomma, quelli che alle ultime elezioni non sono andati a votare o hanno votato per qualche partitello fantasma, che gioca a dividersi in sotto-sotto frazioni in un gioco al massacro tanto caro alla sinistra italica.
Ma tant'è... domani i seggi sono aperti per questa kermesse e una decisione bisogna pur prenderla.
Per parte mia, non senza un po' di maldipancia, ho deciso di partecipare.
Andrò a votare, ma solo per votare Ignazio Marino.
Perchè?
Perchè oggi nel panorama politico italiano, a sinistra dell'UDC non c'è nulla se non le rissosità di Di Pietro che, sinceramente, mi convincono poco.
Perchè, en attendant, il PD rappresenta l'unica vera, forte opposizione parlamentare al governo di destra.
Ma occorre cambiare.
Bisogna essere più chiari e decisi su alcuni aspetti risolutivi per una politica riformista e del lavoro.
Le timidezze del PD su alcuni punti cardine non sono più tollerabili. Non si possono nascondere i problemi per non doverli affrontare, come non è igienicamente corretto nascondere la polvere sotto il tappeto.
Quali sono le proposte dell'attuale PD sui temi etici “caldi”, a parte contribuire a bocciare la legge contro l'omofobia?
Che dice su unioni di fatto, testamento biologico, fecondazione assistita?
E' possibile che, sull'insegnamento della religione a scuola l'unica posizione sia quella di accodarsi, alla spicciolata, alla proposta di insegnare anche l'Islam, che sa di demagogia e retorica e non si fa invece un discorso serio sull'ora alternativa, prevista dalla legge e poco e male applicata con la scusa della mancanza di fondi?
In questo mesto panorama l'unico che “dice qualcosa di sinistra” è Marino. L'unico che mette al centro del suo ragionamento la laicità. L'unico che unisce critica e proposta (il suo programma lo trovi qui. Agli altri due manca sempre qualcosa. Franceschini si porta dietro come un macigno il fatto di essere stato il vice di Veltroni e via, un po' di responsabilità per il disastro compiuto dovrà pur averla. Bersani... ma non stavamo parlando di un partito di sinistra?
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