martedì 26 aprile 2011

Io ci sono



Sono candidato nella lista Sinistra Ecologia e Libertà, con Vendola. alle prossime elezioni amministrative di Savona.

E' la prima volta che ho accettato una candidatura politica e l'ho fatto perchè credo sia poco utile denunciare la cosiddetta “casta”, se non si è disposti a mettersi in gioco personalmente.

E' quello che ho deciso di fare poiché sono convinto che Vendola e SEL abbiano fatto nascere in molti la speranza di una politica “diversa”.

Perseguire degli ideali ed a questi legare programmi ed impegni è una cosa cui rischiamo di non essere più abituati, spinti come siamo a scegliere tra uno schieramento e l'altro sulla base della capacità di comunicare e non di progettare, proporre, governare.

Si sceglie un partito, oggi, come si sceglie un detersivo. Purtroppo non sulla base della bontà del prodotto, ma in base al messaggio pubblicitario che lo sostiene.

In occasione di queste elezioni comunali S.E.L. ha cercato, credo riuscendoci, di modificare questa tendenza.

E' stato proposto un modello di sviluppo diverso per la nostra città, non più basato sul cemento e sul consumo del territorio, ma su nuove e più avanzate attività produttive, che mettano al centro dell'attenzione la tutela del territorio e, quindi, la salute, il benessere, la ricchezza dei savonesi e delle savonesi.

Il sostanziale accoglimento di questo programma ha permesso a S.E.L.di entrare a far parte della coalizione che sostiene Federico Berruti senza nessuna rivendicazione su posti in consiglio o in giunta.

Sarebbe stato più facile scegliere di “correre da soli” e forse i consensi sarebbero stati maggiori. Ma sarebbe stato un consenso inutile, relegato all'opposizione, senza nessuna possibilità di incidere e condizionare il governo della città.

S.E.L. ha deciso di mettersi in gioco con i suoi ideali offrendo ai savonesi la propria volontà di cambiare, la propria voglia di sognare tutti insieme per garantire ai nostri figli e figlie una Savona migliore, che già esiste e che tocca a noi far emergere.

In questa battaglia noi ci siamo, io ci sono.



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sabato 19 marzo 2011

Lega: un partito che rinnega i suoi eroi che partito è?


Archiviato il centocinquantenario dell'unità d'Italia tra tante bandiere e un po' di retorica (o, se preferite, un po' di bandiere e tanta retorica) vorrei fare alcune considerazioni su come abbiamo vissuto questo appuntamento.

Innanzitutto credo sia importante, anche in vista dei prossimi appuntamenti elettorali, mettere in evidenza come una festa “inventata” dal presidente del consiglio, probabilmente per dare un contentino ai suoi alleati più “nostalgici”, si sia tramutata in una grande occasione per il centro sinistra che, finalmente, ha fatto vedere di esserci, più col popolo che con i dirigenti a dire il vero, ma dando comunque un segno di vitalità che fa ben sperare.

La seconda riflessione che credo meriti di essere fatta riguarda il comportamento della Lega che non ha perso occasione, prima, durante e dopo il 17 marzo, per dichiararsi estranea ed ostile nei riguardi di questa ricorrenza e dell'inno nazionale che, ovviamente, è stato, insieme alla bandiera, il protagonista di questa giornata.

La Lega ha dimostrato con i fatti quello che è davvero, qual'è la sua essenza.

E' indubbio che il risorgimento sia stato fortemente caratterizzato dalla presenza e dall'impegno di migliaia di giovani del nord. Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria sono le regioni da cui, con più convinzione, i ragazzi hanno partecipato, anche a costo della propria vita alle sanguinose battaglie che hanno caratterizzato quel periodo.

Nei fatti l'unità d'Italia si regge sul sacrificio dei giovani del nord che oggi, la Lega, vitupera ed offende con il proprio comportamento.

Insomma, un partito che si definisce di massa che non da valore al sacrificio dei suoi giovani che partito è?

E' come se i partiti della sinistra italiana rinnegassero la resistenza e il 25 aprile e se ne andassero al bar come ha fatto il trota, astro nascente della Lega.

Insomma un partito tutto elettoralistico, senza ideali, senza storia costretto, per trovare un minimo significato ai suoi folkloristici simboli, ad inventarsi una inesistente cultura celtica ed una ancora più inesistente padania.

Pronto a buttare alle ortiche promesse ed impegni appena gira il vento, pronto solo ad inseguire le convenienze clientelari del momento.

Un serio programma che partisse dai bisogni e dalle necessità della gente è il vero antidoto a questo morbo che si diffonde. Non la ricerca di pericolose alleanze o benevolenze.


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giovedì 17 marzo 2011

mercoledì 16 marzo 2011

Il bunga bunga atomico


Come si fa a non restare interdetti di fronte alla inossidabile sicumera del nostro governo e degli esponenti della maggioranza che lo sostiene.

Tutto il mondo si sta interrogando sui rischi connessi all'utilizzo del nucleare per la produzione di energia elettrica.

Le immagini dei reattori giapponesi in fiamme sono infissi nella retina di ciascuno di noi e la solidarietà per le popolazioni colpite dal disastro naturale si somma all'angoscia per il possibile ripresentarsi di una tragedia già vissuta.

E' indubbio che sul nucleare molto incide l'emozione, ma è altrettanto evidente a tutti come il rapporto costi/benefici penda ancora, in maniera decisa, verso la ricerca di altre forme di produzione di energia.

Sarà senza dubbio vero che i reattori di ultima generazione siano più sicuri di quelli vetusti del Giappone, ma tutti gli esperti sono costretti ad ammettere che, in caso di incidente, i danni sarebbero ben più gravi.

Ciò nonostante il nostro governo dichiara di voler procedere verso la strada già annunciata di costruire nel nostro paese nuove centrali per la produzione di energia elettrica, solo formalmente attento alla posizione che anche governatori regionali del centrodestra hanno assunto, tagliando, per buon peso, i fondi sulla ricerca e la produzione di energia da fonti rinnovabili.

Anche sul nucleare i vari esponenti della maggioranza seguono la stessa linea seguita sul bunga bunga. Il capo indica la verità e tutti fanno a gara per diffondere il verbo, per quanto incredibile esso sia.

Questo governo non va mandato a casa perchè guidato da un vecchio satrapo vizioso.

Questo governo va mandato a casa perchè è pericoloso.


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lunedì 7 marzo 2011

Una mimosa per la normalità

mimosa Quest'anno la fioritura della mimosa è diversa dal passato.
I fiori sembrano più grandi ed i rami degli alberi si piegano sotto il peso dell'abbondante fioritura.
Anche l'8 marzo sembra diverso.
Meno festa, più consapevolezza.
Più volontà di contare, di esserci, di dare continuità alla grande mobilitazione nata in tutto il Paese sotto lo slogan di “Se non ora quando”.
E' un segno che qualcosa vuole cambiare.
Finalmente l'8marzo torna ad essere quello per cui, oltre un secolo fa, è nato.
Una giornata di impegno politico a difesa dei diritti delle donne e della donna.
Anzi, almeno in Italia, ancora di più. Le donne, e non solo loro, sono chiamate ad uno straordinario impegno a difesa della loro dignità.
Non sono solo le “performances” notturne del presidente del consiglio e dei suoi sodali ad offendere. Se un qualunque consigliere comunale, in cerca di dubbia visibilità, può permettersi di bollare la campagna contro l'uso e l'abuso del corpo delle donne in pubblicità come “un problema della sinistra a confrontarsi con la bellezza delle donne” vuol dire che questo Paese è sceso in un baratro da cui sarà difficile risalire.
Ma le donne, per fortuna, stanno dimostrando di esserci e di essere contro questa visione e questa politica.
La novità è che, per una volta, non sono sole in questa battaglia per i diritti.
Gli studenti, salendo sui tetti contro la riforma Gelmini della università e della scuola, i lavoratori e quelli che il lavoro lo cercano, salendo sulle gru rivendicano tutti e tutte la stessa cosa: una svolta.
Una svolta politica ed etica. Una nuova guerra di liberazione, senza armi, che faccia riscoprire i valori della nostra convivenza civile, ritrovandosi nelle parole d'ordine dei nostri vecchi che non hanno sacrificato la loro giovinezza e la loro vita per trasformare il nostro paese nella barzelletta del mondo.

E quanto più in fretta i partiti di opposizione se ne renderanno conto e ricominceranno a fare politica nelle strade invece che nei salotti televisivi e sui giornali, prima torneremo ad essere, semplicemente, un Paese normale.


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lunedì 28 febbraio 2011

La politica del cellulare

Cooper-2 Il telefono cellulare ha cambiato la vita di quasi tutti noi. Per qualcuno in meglio, per qualcuno in peggio.

Ma a nessuno è venuto in mente che questo strumento potesse avere una valenza politica. A nessuno tranne che al presidente del consiglio che, oggi, dichiara di non possederne uno per paura di essere intercettato.

Ben strana notizia, questa!

Strana per due motivi. Il primo è che, se il presidente del consiglio teme di essere intercettato, sappia che il telefono fisso è intercettabile forse anche meglio del cellulare e, quindi, la sua preoccupazione e prudenza è semplicemente vana, a meno che non sia frutto di una pericolosa mania  di persecuzione.

La seconda, decisamente più significativa, è che, evidentemente, il presidente del consiglio usa il telefono per dire cose che sarebbe meglio non far sapere.

Chissà perchè sono convinto che non si riferisse a segreti di stato, che sarebbe pericoloso rendere pubblici. Altrimenti che dovrebbero dire gli altri leader politici ben più importanti di lui, da Obama a Sarkozy, da Merkel a Cameron, da Zapatero a Hu Jintao?

E’, quindi, una inconsapevole ammissione di colpevolezza evidente.

Ed è forse questo il motivo per cui i suoi numerosi avvocati gli impediscono di presentarsi davanti ai giudici, come lui stesso ha dichiarato. Perchè pensano che il presidente è così tronfio e pieno di sè che, pur di mettersi in evidenza, pur di dimostrare di essere il più bravo, il più bello, il più furbo, non sarebbe in grado, di fronte ad un interrogatorio stringente, di tacere le proprie responsabilità e dimostrare, davanti ai giudici ed all’opinione pubblica, molte delle responsabilità che oggi gli vengono addossate dalle numerose inchieste a suo carico.

E’ quindi con serenità che continuo ad utilizzare il mio cellulare, come molti milioni di cittadini di questo Paese, che, non avendo nulla da nascondere, non temono di essere intercettati, anzi ritengono le intercettazioni un’irrinunciabile strumento di indagine a disposizione degli inquirenti per perseguire la criminalità, in ogni sua manifestazione.

 

Nella foto Martin Cooper, inventore del cellulare

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giovedì 24 febbraio 2011

Il declino


Ma non suscita compassione questo vecchietto che si dibatte nel tentativo di rinviare un declino ormai inevitabile?

Quelli che credeva i suoi fidati e fedeli amici gli si rivoltano contro, lo trattano, da un lato, come una vacca da mungere per spillargli un po’ di soldi, dall’altra leaders, che credeva essere suoi “compagni di merende”, lo accusano in diretta tv di armare i rivoltosi di quel martoriato Paese, praticamente tirandogli addosso la responsabilità dell’atroce massacro che si sta consumando in queste ore, nella sostanziale indifferenza del nostro Paese, preoccupato solo della possibilità dei flussi migratori.

Mai avrebbe pensato, il nostro vecchietto, che sue protette, coccolate, promosse alla politica che conta lo potessero definire con gli epiteti e gli apprezzamenti che, a partire dalla Minetti, gli hanno riservato.

Lui che ancora adesso apostrofa la Presidente di Confindustria definendola “bella tusa”, confermando la sua opinione sull’universo femminile, da considerare solo se piacente e, possibilmente, disponibile e che credeva di essere uno degli uomini più potenti del mondo, non sa darsi pace del fatto di ritrovarsi tristemente solo, costretto a comprare adesioni ed amicizie;

Comprende, finalmente, di essere una patetica macchietta, costretto a “disturbare” il suo amico Gheddafi con una telefonata fortemente richiesta (per non dire imposta) dagli americani;

Si dibatte nel tentativo di evitare un processo che lo vede imputato come uno squallido pappone di minorenni.

Sì, dovrebbe suscitare compassione, se non fosse che ha tentato in tutti i modi di porsi al di sopra della legge, con la sua arroganza e la sua convinzione che tutto possa essere comprato, se non fosse che ha ridotto il nostro Paese, nel panorama internazionale, ad un paese di barzellette, peggio della famosa repubblica di Banana tanto cara ad Altan.

No, non suscita compassione. Forse un po’ schifo, ma non compassione.

L’augurio è che tolga al più presto il disturbo, restituendo dignità al nostro povero Paese ed ai suoi abitanti.

I mezzi non gli mancano per procurarsi una badante che lo assista nel suo delirio senile di onnipotenza.


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sabato 19 febbraio 2011

Ho aderito a S.E.L.


Una sola novità riesco ad intravvedere nella politica italiana e, soprattutto, nel centrosinistra.
Dopo l'evidente fallimento del Partito Democratico, se di fallimento si può parlare visto che non è mai compiutamente nato;
dopo l'ancor più evidente aborto del FLI che, ogni mattina, è costretto a contarsi per verificare la propria “esistenza in vita”;
con il centro che vivacchia riproponendo riciclati di prima e seconda repubblica;
con il partito di Berlusconi che ormai non sa più neppure come si chiama e continua ad esistere nonostante gli scandali ed i fallimenti del governo solo perchè i suoi esponenti si sono ormai tagliati tutti i ponti alle spalle ed esistono e resistono solo in funzione ed in dipendenza del “leader”;
con la lega che, dopo vent'anni, ancora non è riuscita a portare neanche l'ombra del federalismo alla sua gente e, ancora oggi, fa dell'antinazionalismo d'accatto perfino sulla celebrazione dei 150 anni dell'unità d'Italia;
soltanto Nichi Vendola è riuscito ad attirare l'attenzione su di sé e sulla sua formazione politica, Sinistra Ecologia e Libertà, coniugando tre concetti apparentemente conflittuali.
E' una discesa nell'agone politico che fa paura.
Non è un caso che giornali vicini all'attuale maggioranza abbiano già iniziato a gettare fango sulla sua immagine, secondo un copione di diffamazione già sperimentato, scovando foto che non dicono assolutamente nulla.
Non è un caso che, da parte degli esponenti del PD, si tenti di relegare nell'angolo della sinistra puramente rivendicativa e conflittuale la sua formazione.
Mi pare che, oggi, Vendola rappresenti per i giovani ed il popolo della sinistra, orfano di riferimenti, l'unica speranza concreta di costruire una reale alternativa alla cultura/non cultura imperante, all'assenza di etica nella politica, alla caduta degli ideali.
C'è riuscito non tanto per i programmi e le proposte che, fino ad oggi, ha saputo mettere in campo, ma piuttosto con la sua capacità di far intravvedere come possibile un futuro migliore.
In effetti ancora non esiste un'immagine definita di SEL, è ancora in formazione, come un bambino che ancora non ha maturato il carattere, anche se se ne possono intravvedere i contorni.
Un Partito di sinistra, dalla parte del lavoro e dei lavoratori, attento ai temi ambientali.
Ma questo non basta, se vorrà avere gambe.
La scelta che deve fare è, banalizzando, se vorrà guardare avanti o rivolgersi al passato. Un passato spesso glorioso, ma impossibile da rivitalizzare.
Sarebbe sbagliato tentare di far rivivere il PCI, nonostante alcune tensioni di suoi esponenti più anziani in questo senso. Sarebbe un errore rincorrere da una parte l'alternatività ad ogni costo di Rifondazione Comunista, dall'altro la voglia di governo a prescindere del PD.
Mi pare che l'unica strada che SEL abbia davanti, se vorrà avere un futuro, è quello di creare un partito moderno, riformatore, laico, se me lo permettete, Laburista. Che si confronti con laicità e pragmatismo con i problemi della nostra società, avendo presenti gli ideali che un partito che si definisce “di sinistra” deve avere.
Un partito che si ispiri ai partiti socialisti e socialdemocratici europei (e non solo), che, guarda caso, sono gli unici che riescono a rappresentare un'alternativa progressista, riformatrice e laica al governo della destra,.
Solo così, mi pare, la speranza che oggi Vendola suscita, soprattutto nei giovani, potrà dare futuro e credibilità alla formazione.
Ed in nome di questa speranza e di questo tentativo che ho deciso di aderire a SEL.
Adesione non acritica e passiva, ma con la volontà di contribuire alla sua costruzione, con la volontà di far sì che i miei figli (e scusatemi la retorica “familista”), domani, non mi possano dire che la mia generazione ha rubato loro le uniche due cose di cui un uomo non potrà mai fare a meno: la speranza ed il futuro.

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venerdì 4 febbraio 2011

Grazie Giorgio


Vorrei ringraziare il Presidente Napolitano.
Lo vorrei ringraziare perché, nonostante le indubbie pressioni che avrà dubito subire, non si è lasciato, come sua natura, intimidire dichiarando irricevibile il decreto sul federalismo.
Il tentativo messo in atto dal governo è evidente: sentendosi forte per il voto favorevole sulla richiesta di rinvio alla Procura di Milano del dossier “Ruby”, ha cercato il doppio risultato: forzare il Presidente a promulgare un decreto palesemente incostituzionale, se non nel merito, sicuramente nel metodo e espropriare completamente il Parlamento dalle sue prerogative.
Un vero e proprio golpe, insomma, chiarendo, una volta per tutte che, se proprio non siamo sotto una dittatura vera e propria, il tentativo di realizzarla è evidente e, fortunatamente ed almeno per il momento, scongiurata.
L’attacco violento alla Magistratura, il tentativo di mettere il bavaglio alla stampa libera, lasciando ampio spazio a quella vicina al regime, utilizzare i seggi negli organismi democratici per “accogliere” signorine compiacenti, spaziare con telefonate deliranti ed offensive nei programmi televisivi, sono tutti aspetti di una convinzione profonda di essere al di sopra ed al di fuori di ogni regola di convivenza civile che porta a considerare la cosa pubblica come privata ed ogni manifestazione di dissenso come un attacco alla “divinità”.
Una personalità disturbata insomma, come già evidenziò a suo tempo la ex moglie, che si circonda di servi sciocchi proni ed adoranti e di bamboline compiacenti che solleticano la sua virilità facendolo sentire immortale.
Ma tutto ciò non è tipico di tutte le dittature e dittatori del mondo e della storia?
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martedì 1 febbraio 2011

Mille e non più mille


Oggi il governo Berlusconi compie 1000 giorni e mi sembra opportuno cogliere questa ricorrenza per riprendere in mano il mio blog.
Non ho più scritto nulla perchè avrei voluto mantenere questo blog su una dimensione “politica” e che la sinistra fosse stata in grado di battere la destra sul piano dei programmi e delle proposte e non grazie alle vicende giudiziarie squallide e tristi che vedono protagonista il suo leader.
Non avrebbe dovuto essere difficile visto l'evidente fallimento del programma grazie al quale ha avuto la fiducia degli elettori.
Le tasse sono aumentate (ricordate la promessa di eliminare il bollo auto?) e le Provincie non sono state abolite. La disoccupazione giovanile è a livelli record (oggi un ragazzo su tre non ha lavoro) e se quella femminile sembra diminuire, è solo perchè le donne hanno ormai perfino rinunciato a cercare un lavoro e non si iscrivono più alle liste di collocamento; l'evasione fiscale è a livelli record e la cultura, un tempo fiore all'occhiello del nostro Paese, si dibatte in una povertà senza precedenti, grazie al concetto che “la cultura non si mangia”. Mentre gli altri Paesi, tutti gli altri Paesi, stanno uscendo dalla crisi scommettendo sul futuro e quindi investendo su cultura, scuola e ricerca, da noi i tagli cadono senza pietà su queste fondamentali questioni. La sicurezza, tanto sbandierata in occasione delle elezioni, è garantita grazie alla abnegazione delle forze dell'ordine, senza fondi neppure per pagare la benzina ed i tribunali non hanno soldi nemmeno per la pulizia dei pavimenti. I rifiuti continuano ad ammorbare l'aria del napoletano e gli aquilani continuano a non poter tornare nelle loro case.
Il Parlamento è esautorato dai suoi doveri e poteri, costretto ad inseguire il calendario imposto dal presidente del consiglio, basato ormai quasi esclusivamente, su provvedimenti volti a difenderlo dai processi, ponendolo al di sopra della legge.
L'unico che fa ancora sentire la sua voce è il Presidente della Repubblica, con i suoi richiami al rispetto delle regole democratiche.
Ma non sono questi i danni peggiori di questo infausto ventennio.
E' incredibile osservare il degrado etico in cui il nostro Paese sembra sprofondato.
Non accetto la giustificazione che ognuno, in casa propria, è libero di fare ciò che vuole. E non perchè il codice penale è valido anche tra le mura domestiche (o almeno non solo per questo), ma per una questione prettamente “politica”.
L'attività politica è un'attività pubblica e di rappresentanza e, se in epoca romana, si pretendeva che perfino “la moglie di Cesare” fosse di specchiata onestà, io pretendo di non essere rappresentato da un vecchio satiro, che passa le sue notti in orge con prostitute e squallidi lacchè (che, a leggere le intercettazioni facevano schifo perfino alle protagoniste che, certo, non debbono essere fanciulle che si scandalizzano facilmente), mentre è sempre più alto il numero delle famiglie italiane che non riescono ad arrivare alla quarta settimana.
Ci vorranno decenni per restituire al nostro Paese la dignità perduta.
Prima di essere nuovamente ricordati come il centro della cultura, dell'arte e della storia.
Prima di essere nuovamente considerati come la patria del diritto.
Prima di riconquistare il posto tra i paesi più avanzati, posto che ci è stato negato grazie al bunga bunga del peggior presidente del consiglio che la storia italiana ricordi.
E mi auguro che, a celebrare i centocinquanta anni dell'unità d'Italia, ci sia un governo più degno di questo.

L'immagine è tratta da Le Figaro
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