venerdì 16 aprile 2010

Silvio va alla guerra


Sarà vero? Sarà falso? Certo è che questo è il momento più " pericoloso" di questa legislatura. La minaccia di elezioni anticipate si fa sempre più concreta e, con essa, la solita visione " privatistica" dello stato. Che importa se, anche se con difficoltà, la legislatura potrebbe andare avanti fino alla scadenza naturale? quello che importa è che al " leader" nessuno può opporsi, sennò, come un bambino viziato, comincia a battere i piedi per terra e a fare i capricci.
Solo che i suoi capricci li paga il Paese. Non in termini di vuoto di governo, perchè il vuoto sarebbe comunque meno dannoso della sua azione, essendo le uniche iniziative finalizzate a permettere al "premier" di evitare i processi, ma in termini di costo delle elezioni e della relativa campagna elettorale, in termini di credibilità sui mercati in un difficilissimo momento legato al superamento della crisi economica e come fase di rinnovato scontro tra gli schieramenti.
Intanto Berlusconi ha già ripreso a fare quello che sa fare meglio: negare l'evidenza come con la sua ultima dichiarazione sulla mafia. Mentre vengono chiesti undici anni di reclusione per il suo amico Dell'Utri, il nostro Silvio afferma in sostanza che la colpa della mafia è della fortunata serie televisiva " La Piovra" e di Saviano che ha ingigantito il ruolo della criminalità organizzata in Italia con " Gomorra". Ma andiamo: la mafia non esiste, Mangano era un eroe, e Falcone e Borsellino, in fondo, erano dei rompicoglioni!


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giovedì 15 aprile 2010

Ridatemi Andreotti!


Non si è fatta attendere la Lega per alzare la voce, dopo la vittoria alle ultime elezioni regionali. Archiviato lo show anti ru486 di Cota e Zaia, di cui nessuno parla più, ecco il nuovo campo d'azione: la rivendicazione della Presidenza del Consiglio alle prossime elezioni politiche e la guida delle banche del nord.

Sul primo punto non c'è nulla da dire: è una legittima rivendicazione, anche se una ipotesi del genere non può che far tremare i polsi alle persone per bene. Anche perchè sfugge il disegno complessivo. Siamo probabilmente di fronte alla rivendicazione di un ticket con Berlusconi alla Presidenza della Repubblica e, azzardo, Maroni a capo del Governo. Ma questo mette in discussione il disegno “ presidenzialista” di Silvio. E allora? È forse presto per dirlo, a meno che non sia una sparata per distogliere l'attenzione dall'altra, ben più grave, rivendicazione.

Non basta liberarsi da quest'incubo con una scrollata di spalle, ricordando il misero fallimento della Banca del Nord, cara a Maroni, Tremonti e Fiorani. La posizione della Lega ha il sapore dell' occupazione dell 'intera economia italiana. Affermare che si vuole il controllo delle banche del nord, significa volere il controllo di tutto il credito del nostro paese. Sono solo la BNL e Cariparma (completamente “francesizzate”) ormai a non essere “banche del nord”: tutte le altre o sono nell'orbita di San Paolo- Intesa e di Unicredit e Carige o sono piccoli istituti che poco possono incidere sulla gestione del credito.

La Lega avrebbe il controllo dell'intera economia, con le conseguenze che ciascuno potrebbe divertirsi ad immaginare: credito solo alle imprese del nord? chiusura di tutti i conti correnti intestati ad immigrati? federalismo bancario? E con la sottoscrizione dei titoli del debito pubblico come la mettiamo con lo slogan di “Roma Ladrona”? E via così, sapendo che la fantasia non potrà mai eguagliare la realtà cui potremmo assistere se una tale ipotesi dovesse andare in porto.

Ma questo è anche emblematico di un altro aspetto. Quelli che hanno qualche anno in più ricordano la gestione del potere della vecchia Democrazia Cristiana: il manuale Cencelli e la lottizzazione. Ma era nulla rispetto a quello cui stiamo assistendo. La protervia è tale da far pensare che non ci si trovi dinanzi ad una richiesta di maggior peso politico nell'economia, ma tentativo di assalto alla ricchezza del paese tout-court.

Il senso dello stato è ormai roba del passato, che puzza di vecchio. La politica non è al servizio dei cittadini, ma esattamente il contrario.

Non avrei mai pensato in vita mia di rimpiangere Andreotti e Fanfani: ci voleva Bossi con le sue sparate!


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martedì 13 aprile 2010

Il lifting di Berlusconi, la liposuzione di Bersani


Una bella ragazza, supina, mi guarda sorridente ed ammiccante da una doppia pagina di un settimanale. Non pubblicizza un detersivo o un paio di scarpe, né un costume da bagno: questa volta il prodotto è particolare: l' illusione.

Il ricorso alla chirurgia estetica è ormai talmente diffuso che sta diventando un pret-a-porter delle cliniche private, ma è anche la rappresentazione della nostra società.

Quello che conta non è quello che si è, ma come si appare e se, per sembrare più belli o più giovani, o, in generale, più attraenti, bisogna “barare”, non è un problema.

L'estetica ha sostituito l'etica e Berlusconi ha saputo interpretare perfettamente questo cambiamento, anzi lo ha stimolato e cavalcato attraverso i programmi trash delle sue televisioni, piene di grandi fratelli e veline. Il potere basato sull'illusione: quella di poter essere più ricchi, più belli, più giovani. Non possono esserci ostacoli o regole da rispettare per realizzare questa illusione e perfino il codice penale diventa un ostacolo da abbattere o da aggirare.

Contro questo messaggio occorre essere vigili e preoccupati poiché i suoi effetti potrebbero essere devastanti e minare alla base le regole democratiche della convivenza civile.

L'opposizione politica, a cominciare dal PD, è chiamata ad una grande e difficile prova: quella di invertire la tendenza al degrado, recuperando la capacità della vecchia sinistra di parlare con la gente, riscoprire il territorio, interpretare i bisogni delle persone e fornire risposte credibili. Sarebbe sbagliato continuare nella rincorsa acritica delle destra sul suo terreno, come anche recentemente abbiamo assistito, o, al contrario, negare le preoccupazioni delle persone sui temi che hanno consentito e consentono da una parte alla lega, dall'altra al PDL di mietere consensi anche in settori tradizionalmente legati alla sinistra. Se Berlusconi parla alla pancia delle persone, Bersani dovrà parlare alla testa ed al cuore. Se Berlusconi aggira le regole per il proprio vantaggio, l'opposizione dovrà far capire che le regole esistono per la tutela dei nostri diritti e non sono un'inutile complicazione o un ostacolo. Se Bossi considera l'immigrazione la fonte di tutti i mali, la sinistra dovrà dare risposte credibili e serie sul tema della sicurezza e del lavoro, a partire dalle regioni che governa.

Ci sono tre anni di tempo prima delle prossime elezioni: come saranno occupati? Fantasticando di leader carismatici? Lacerandosi sulla struttura organizzativa da dare al PD, federale o centralistica? O cominciare a lavorare con e tra la gente per far riemergere la natura solidale, democratica, civile delle persone, oggi sepolta sotto chili di cerone, trasformate in patetici mascheroni del tutto simili al “grande” presidente del consiglio?


L'immagine è tratta dal supplemento D di Repubblica del 10/4/2010


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