E così il nostro ministro delle attività culturali non andrà a Cannes. Del resto che ci farebbe Bondi a Cannes? Non fa neppure caldo e poi non c'è niente da tagliare lì. Non c'è un pubblico ad ascoltare le sue atroci poesie d'amore per il premier (che probabilmente sono l'unico motivo per cui gli è stato affidato il ministero della cultura).Ma c'è un docu-film della Guzzanti, “ Draquila” che, poiché racconta la realtà, offende l'Italia.
Ma come, ieri il suo padrone sosteneva che in Italia c'è fin troppa libertà di stampa e oggi il ministro se la prende con un documentario?
E poi, per favore, finiamola con questa storiella che l' italiano è suscettibile e si offende ad ogni malefatta smascherata del premier. Molti italiani non si offendono per questo: si offendono per avere un personaggio come Bondi al ministero della cultura, con il solo mandato di tagliare i fondi a chi la cultura la fa e di elargire soldi pubblici con criteri a dir poco discutibili (siamo proprio sicuri che Natale a Berverly Hills sia un film di interesse culturale e come tale destinatario di finanziamenti?). Gli italiani si offendono ad assistere allo scempio che si sa facendo della scuola pubblica. Si offendono quando vedono i tentativi di asservire la giustizia alle voglie del capo. Si offendono a sentire un personaggio squallido banalizzare il significato dell'Unità del nostro Paese, lui che se ne va in giro con ridicole ampolle che dovrebbero rappresentare inesistenti popoli padani. Sarebbe lungo l'elenco delle ferite inferte da questa gente all'orgoglio ed alla onestà dei nostri concittadini. Ma l'offesa più grossa, quella che proprio non si sopporta più è quella si sentire simili personaggi, che non avrebbero la statura morale e culturale neppure per fare il parroco di campagna, accomunare tutti gli italiani in un afflato di rappresentatività che non gli appartiene. E non mi si dica che il Governo rappresenta tutti. E' il Parlamento che mi rappresenta, quello vituperato e privato delle sue competenze, ridotto com'è ad un votificio, è il Presidente della Repubblica che mi rappresenta, quello tirato per la giacchetta ogni volta che fa comodo ed offeso quando alza, anche timidamente, la voce, è la Costituzione che mi rappresenta, quella violentata ogni volta che si cerca di modificarla a proprio uso e consumo, è, retoricamente, la bandiera che mi rappresenta, quella con cui Bossi dichiara di “ pulirsi il culo”. Non questo governo, rappresentanza di una minoranza del paese, che non autorizzo a parlare in nome mio.