Non si è fatta attendere la Lega per alzare la voce, dopo la vittoria alle ultime elezioni regionali. Archiviato lo show anti ru486 di Cota e Zaia, di cui nessuno parla più, ecco il nuovo campo d'azione: la rivendicazione della Presidenza del Consiglio alle prossime elezioni politiche e la guida delle banche del nord.
Sul primo punto non c'è nulla da dire: è una legittima rivendicazione, anche se una ipotesi del genere non può che far tremare i polsi alle persone per bene. Anche perchè sfugge il disegno complessivo. Siamo probabilmente di fronte alla rivendicazione di un ticket con Berlusconi alla Presidenza della Repubblica e, azzardo, Maroni a capo del Governo. Ma questo mette in discussione il disegno “ presidenzialista” di Silvio. E allora? È forse presto per dirlo, a meno che non sia una sparata per distogliere l'attenzione dall'altra, ben più grave, rivendicazione.
Non basta liberarsi da quest'incubo con una scrollata di spalle, ricordando il misero fallimento della Banca del Nord, cara a Maroni, Tremonti e Fiorani. La posizione della Lega ha il sapore dell' occupazione dell 'intera economia italiana. Affermare che si vuole il controllo delle banche del nord, significa volere il controllo di tutto il credito del nostro paese. Sono solo la BNL e Cariparma (completamente “francesizzate”) ormai a non essere “banche del nord”: tutte le altre o sono nell'orbita di San Paolo- Intesa e di Unicredit e Carige o sono piccoli istituti che poco possono incidere sulla gestione del credito.
La Lega avrebbe il controllo dell'intera economia, con le conseguenze che ciascuno potrebbe divertirsi ad immaginare: credito solo alle imprese del nord? chiusura di tutti i conti correnti intestati ad immigrati? federalismo bancario? E con la sottoscrizione dei titoli del debito pubblico come la mettiamo con lo slogan di “Roma Ladrona”? E via così, sapendo che la fantasia non potrà mai eguagliare la realtà cui potremmo assistere se una tale ipotesi dovesse andare in porto.
Ma questo è anche emblematico di un altro aspetto. Quelli che hanno qualche anno in più ricordano la gestione del potere della vecchia Democrazia Cristiana: il manuale Cencelli e la lottizzazione. Ma era nulla rispetto a quello cui stiamo assistendo. La protervia è tale da far pensare che non ci si trovi dinanzi ad una richiesta di maggior peso politico nell'economia, ma tentativo di assalto alla ricchezza del paese tout-court.
Il senso dello stato è ormai roba del passato, che puzza di vecchio. La politica non è al servizio dei cittadini, ma esattamente il contrario.
Non avrei mai pensato in vita mia di rimpiangere Andreotti e Fanfani: ci voleva Bossi con le sue sparate!
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