Caro Gesù Bambino,
Mi rendo conto che una lettera di Natale, da me, non te la saresti aspettata.
Non credo nella tua Chiesa e non mi faccio domande sull'esistenza di quello che dovrebbe essere il tuo Padre, per questo non mi sono mai affidato a te per esprimere i miei desideri e le mie speranze.
Ma visto la situazione in cui viviamo mi sono detto che, magari, una parola in più avrebbe potuto convincerti della necessità di un intervento.
Non voglio chiederti cose grosse come la pace nel mondo. Forse neanche tu saresti in grado di realizzarla; mi accontento di piccole cose, per le quali basterebbe un pizzico di buona volontà.
Vorrei non dover più vedere strumentalizzare politicamente il dolore ed il dramma di un uomo che decide di porre fine alla sofferenza di sua figlia, interrompendo una finta cura che la costringe ad una parodia di vita.
Vorrei che cessasse la violenza che tutti i giorni si consuma nelle case a danno di donne e bambini per mano di un padre-padrone.
Vorrei che salutando i propri cari che vanno al lavoro, chi resta a casa avesse la certezza di vederli ritornare sani e salvi.
Vorrei che la politica tornasse ad essere confronto di idee e non rissa da stadio.
Vorrei il rispetto per le convinzioni, la fede, l'orientamento sessuale di ciascuno di noi, senza dividere il mondo tra chi la pensa come noi e chi no.
Vorrei che i simboli non fossero strumentalizzati per i propri fini, come il crocifisso brandito dalla Lega contro l'Islam.
Vorrei che cessassero gli attacchi alle istituzioni democratiche, frutto della lotta, dell'impegno, delle sofferenze di chi ci ha consegnato un'Italia finalmente libera dalla dittatura.
Vorrei, infine, che la tua chiesa fosse una chiesa e non un partito politico.
Come vedi, caro Gesù, non chiedo cose impossibili.
Solo di vivere in una società giusta, solidale, non violenta, democratica, accogliente, laica.