martedì 26 gennaio 2010

Il pallone di Vendola, il taxi della Binetti


La vittoria di Vendola alle primarie pugliesi è un ulteriore sintomo delle difficoltà in cui versa il Partito Democratico.

Sembra che non riesca a liberarsi della vocazione alla sconfitta che, dalla sua nascita, lo ha condannato ad un declino che sembra inarrestabile.

Vendola, al contrario, è parso in grado di creare attorno a sé un clima di consenso ed apprezzamento che va al di là delle aspettative, tanto che, nonostante gli scandali che hanno coinvolto la sua giunta, peraltro prontamente e profondamente rimaneggiata, non è esclusa la sua riconferma alla guida della regione.

A che cosa si deve questa differenza?

A parte il carisma del personaggio che, se paragonato a quello di Bersani (non me ne voglia il segretario del PD), ne fa un gigante, mi pare che sia possibile cogliere una differenza di sostanza. Vendola si caratterizza per cercare, insieme alla sua gente (quella che lui chiama “ popolo”), di dare un volto alla sua regione, con un programma, delle cose da fare, da costruire tutti insieme. Il PD, anche il giorno dopo la sconfitta del suo candidato Boccia, rilancia la sua proposta dell' allargamento delle alleanze.

Sembra non aver compreso che il tempo della DC e del PCI è tramontato ormai da tempo e nessuno può dirsi “ proprietario” dei voti degli elettori ed è quindi inutile stringere alleanze con questo o quel partito se a questo non si coniuga uno stare tra e con la gente.

Dopo aver strillato ai quattro venti della fine delle ideologie, il PD sembra ancora credere al voto ideologico, di appartenenza.

Teso com'è alla conquista del voto di centro, non si accorge che è alla sua sinistra che perde consensi, alimentando la frammentazione o il disimpegno e la delusione.

E' tanto convinto della necessità di doversi spostare al centro il suo baricentro che tollera comportamenti intollerabili, come quelli della senatrice Binetti che dichiara candidamente che, nel caso Emma Bonino dovesse vincere nel Lazio, lascerebbe il PD.

Ma come, la Bonino non è la candidata del centro sinistra? E che significa la dichiarazione della Binetti, che farà campagna elettorale per la Polverini? Che la voterà?

Ma non esistono regole per la permanenza nel PD o è un partito taxi su cui si sale e si scende a seconda delle convenienze?

Perchè, come in una partita di calcio, il PD non fa uno “scambio”? Dentro Vendola e fuori la Binetti? Penso che un'operazione di questo genere potrebbe cominciare a segnare quella svolta che molti auspicano verso la creazione di un partito riformista, laico, e, visto che il termine sinistra sembra spaventare i suoi dirigenti più “illuminati”, progressista, cercando di arrestare il declino oltre che di un partito, di un progetto, una speranza, un futuro.



La vignetta di Mauro Biani è tratta dal suo sito mariobiani.splinder.com
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4 commenti:

Anonimo ha detto...

La vittoria di Vendola alle primarie pugliesi SONO un ulteriore ...
Imparare la grammatica, please!
(vittoria è singolare, richiede E')
nota per in non acculturati.

R ha detto...

Tu che hai lasciato il commento prima di me, sei la Binetti vero? solo una Binetti può esprimersi unicamente sul valore formale dell'interessante articolo e non spendere parola alcuna per i contenuti.
E comunque:
- dopo "un ulteriore" i tre puntini di sospensione vanno posti senza spazio fra la parola e i puntini stessi;
- dopo il punto esclamativo, deve seguire una lettera maiuscola (quindi "Vittoria", anzichè "vittoria");
- "nota per in non acculturati" è sintatticamente una frase senza senso.

Giusto per rispondere sui tuoi umori...

R

Skeight ha detto...

Una risposta alla domanda su perché il PD non fa il cambio tra Vendola e la Binetti. Ci possono essere tanti motivi, uno in particolare è che Vendola NON vuole entrare nel Pd, sta cercando (con alterne fortune) di creare un partito alla sua sinistra, e non vuole tradire i suoi elettori.

Marino ha detto...

Grazie all'anonimo per la segnalazione della svista ortografica, già corretta. (Ma perchè il tono accidioso?)
A Skeight: quello che dici è, ahimè, evidente. La domanda è retorica e vuole essere più un auspicio che una proposta politica.