Sono convinto che il ricordo non abbia valenza politica se non è finalizzato all'oggi. La ricorrenza non è un compleanno, né un anniversario. E' qualcosa di più e di diverso che attiene alla sfera pubblica e sociale più che a quella privata. Questo vale per il Natale, come per il primo maggio. Per il 25 aprile come per il 2 giugno. E vale anche per la giornata della memoria.
Che la bestia umana possa arrivare a compiere stragi di persone inermi è di per sé orribile, ma quando queste stragi sono compiute in nome di una diversità (religiosa, sessuale, culturale) diventa inaccettabile e ripugnante, e credo che sia giusto riflettere collettivamente sulle atrocità a cui si può arrivare quando si parte da una presunta superiorità; quando, per dirla con Bill Clinton, si guarda qualcuno come se fosse meno umano di noi. Non farlo trasformerebbe questa giornata in semplice pietismo, orribile ed angoscioso pietismo e non farebbe fare un passo avanti né al singolo, né alla collettività.
Bisogna riflettere, allora. Bisogna cercare di comprendere come e perché sia così facile scivolare verso l'odio nei confronti del diverso e a quali tragiche conseguenze questo odio può portare.
L'umanità tutta deve sentirsi in debito nei confronti degli ebrei e delle altre vittime dell'olocausto e credo che il miglior modo per onorare questo debito sia quello di impegnarsi perché ciò non possa ripetersi in futuro. Ma ahimè, non mi pare che oggi, almeno in Italia, possiamo dirci con la coscienza a posto.
L'odio per il diverso ha ormai piena legittimità in Italia, anche per precise responsabilità governative.
Questo Governo, che ha vinto il confronto elettorale anche agitando lo spettro di un presunto dilagare della delinquenza in Italia, si è mostrato incapace di mantenere le promesse, nonostante lo schieramento di soldati nelle grandi città e gli impegni di ulteriori giri di vite nei confronti della criminalità.
Nascondere i propri fallimenti buttando la responsabilità sui migranti rappresenta però il seme di quell'odio razziale, e comunque per il diverso, che, ahimè, ha la caratteristica di attecchire con estrema facilità.
Assistiamo non solo a campagne di stampa basate sulla caccia all' "extracomunitario", alla confusione colpevole ed interessata tra immigrato e clandestino, e tra clandestino e criminale, all'invenzione di assurdi balzelli e divieti che hanno posto il nostro paese sotto osservazione da parte della comunità internazionale per violazione dei diritti dell'uomo. Siamo arrivati al tentativo di linciaggio dei balordi criminali, autori di rapine e di uno stupro. Non perché stupratori o rapinatori, ma perché romeni.
Tutte le statistiche ci dicono che la quasi totalità dei crimini, soprattutto della violenza nei confronti di donne e bambini, sono commessi da nostri connazionali ed all'interno di famiglia e conoscenti, ma nessuno di questi sfocia (per fortuna) in tentativi di linciaggio. La violenza si scatena feroce quando ad essere coinvolto è uno straniero.
Se la giornata della memoria non ci aiuta a riflettere su queste cose, se chi ci governa soffia sul fuoco del razzismo, se continuiamo a ridere delle odiose battute di Berlusconi, se non ci indigniamo per l'intolleranza, avremo perso.
Avremo perso per sempre la speranza di vivere in un paese libero, democratico, accogliente.
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