Non parteciperò alle primarie del PD di domani per indicare il candidato presidente della Provincia.
Non parteciperò per diverse ragioni, anche se le primarie sono aperte a tutti e riguardano un tema di interesse generale, al di là dell'appartenenza politica.
Innanzitutto mi sembra inopportuno che un partito facente parte di una coalizione nell'ultima legislatura, finita non per esaurimento della spinta comune, ma per il venir meno in tutti della fiducia nei confronti del Presidente, decida autonomamente di individuare un candidato e pretenda di imporlo con la famigerata formula del "prendere o lasciare".
L'obbiettivo è evidente: presentarsi agli ex alleati con un nome, senza possibilità di mediazione, forte della cosiddetta "investitura popolare".
Ben diverso sarebbero state delle primarie di coalizione, con nomi di estrazione diversa, con un confronto anche su programmi diversi da proporre alla popolazione della nostra provincia.
Non primarie di programma, come chiede Rifondazione comunista, che mi sembrerebbero di difficilissima, se non impossibile attuazione, ma su candidati portatori di programmi diversi. Sviluppo, rifiuti, ambiente, formazione sono tutti temi su cui un confronto tra posizioni diverse sarebbe stato possibile, ma forse, voglio essere malizioso, è proprio questo che si è voluto evitare.
Un altro motivo sta nel fatto che così si andrà al confronto elettorale, è addirittura ovvio prevedere che gli altri partiti della sinistra non accetteranno l'imposizione del nome, con il centrosinistra diviso su più candidati, salvo apparentamenti nel secondo turno. Ma si sa che così la concorrenza sarà interna al centrosinistra, per redistribuire i voti all'interno dello schieramento, e la campagna elettorale perderà efficacia nel confronto col centrodestra che, se si presenterà unito, ha anche la possibilità di vincere al primo turno.
Stiamo ancora pagando i prezzi della pretesa autosufficienza del PD, che si è dimostrata sbagliata e pericolosa. Non solo perché ha consegnato il Paese ad una destra becera, per certi versi antidemocratica, incapace di aggredire i nodi veri della crisi economica, ma anche perché ha lasciato tutta la sinistra che legittimamente non si riconosce del caravanserraglio del PD, senza rappresentanza parlamentare. La diversa legge elettorale non provocherà la stessa conseguenza, ma quella di facilitare i nipotini di Scajola certamente sì.
Last, but non least, la composizione delle candidature, la loro provenienza ed estrazione, la loro storia, mi paiono più orientate ad un redde rationem tutto interno al PD, piuttosto che rappresentare una necessaria apertura di un partito in formazione verso l'esterno.
Insomma, un tentativo maldestro di rilanciare un'immagine tra la gente stanca delle dispute interne, dell'opposizione appannata e grigia a livello nazionale, delle inchieste giudiziarie che, anche vicino alla nostra provincia stanno colpendo il PD e che, anziché raggiungere l'obbiettivo di aumentarne i consensi, rischia soltanto di ribadire l'errore, già commesso con le politiche, di ritenersi autosufficienti e di consegnare il nostro territorio al centrodestra.
3 commenti:
Che dire...concordo. Veltroni è un disastro che ha mantenuto la supponenza lenninista unendola alla pocaggine berlusconiana, In questo periodo persino Calderoli sembra una statista. Speriamo che tutto passi in fretta.
Caro Marino,
concordo pienamente con quello che hai scritto, del resto sono le cose che più o meno ho fatto pubblicare dai giornali.Certo il fatto che 6000 persone si siano recate a votare è un bel segno di democrazia, che non và sottovalutato od irriso. Purtroppo però, in questo caso, tanto sforzo per una piccola guerra interna.
Ciao R.
Nessuna irrisione, ci mancherebbe altro! Ma purtroppo alla voglia di partecipare non corrisponde la disponibilità ad aprirsi. Grande partecipazione della gente, scarsa o nulla disponibilità all'ascolto da parte dei vertici del partito.
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