Sono indignato. E non riesco a rassegnarmi.
Ho sempre più spesso la spiacevole sensazione che il nostro Paese stia assurgendo al rango di “laboratorio” per un nuovo modo di governo delle masse. Non il 1984 di Orwell, ma qualcosa di peggiore ed inquietante. Non basta più, infatti, rivedere i valori di democrazia e libertà della nostra storia nata dalla guerra di liberazione, mettendo sullo stesso piano i combattenti partigiani con i repubblichini di Salò. Oggi si vuole condizionare il modo di leggere il presente. Ed il futuro.
E lo si fa nel peggiore dei modi: seminando odio e paura.
I mezzi di informazione (notoriamente indipendenti e sempre pronti a denunciare i guasti del governo!) non fanno che sottolineare la pericolosità delle nostre città, delle nostre strade, dipingendo un Paese nelle mani della criminalità diffusa, (mettendo magari da parte quella organizzata), soprattutto quando i piccoli reati sono commessi da non italiani, dimenticando che le statistiche dimostrano come l’Italia sia un paese tutto sommato tranquillo, o comunque in linea con i paesi cosiddetti civili.
Ricordo, da bambino appena arrivato al Nord dalla natia Sicilia, il dolore che mi dava leggere le notizie di furti o rapine commessi da “Tizio, siciliano”, quasi a sottolineare che la provenienza geografica, in qualche modo a me ignoto, aggravasse o provocasse il reato. Ed oggi anche un incidente stradale in cui sia coinvolto un romeno, o un albanese, sembra più grave di quello commesso da un bergamasco o un imperiese.
Perfino l’aumento della partecipazione della Libia nel capitale Unicredito viene dipinta in modo inquietante, dimenticando la partecipazione libica al capitale Fiat, o la presenza di capitali stranieri in pressoché tutte le attività economiche italiane di un certo rilievo.
Ma una cosa ostacola il diffondersi dell’odio razziale: i giochi dei bambini, i loro sorrisi innocenti, le classi ormai sempre più multiculturali e multietniche. Ed allora ecco le classi ponte. La divisione, la ghettizzazione del diverso, l’emarginazione.
Bisogna evidentemente impedire che, domani, una figlia bianca, cattolica, porti a cena dai genitori un amico nero, e mussulmano, come nel celebre film che da il titolo a questo post.
Nel momento in cui la più grande potenza mondiale (o quello che ne resta dopo la cura Bush) potrebbe eleggere come proprio presidente un nero (Dacci dentro Obama, vinci anche per darci una speranza!), noi discutiamo di separare i bambini stranieri da quelli italiani, di obbligare i medici del pronto soccorso a denunciare le persone non in regola col permesso di soggiorno che ricorrono alle loro cure, ad impedire con tutti i mezzi la costruzione di luoghi di culto per altre religioni che non siano quella cattolica, e non per questioni di fede (che già sarebbe odioso), ma solo perché i mussulmani, nella stragrande maggioranza, non hanno diritto di voto!
A tutto questo si aggiungano i tagli agli investimenti per la scuola (ma perché si continua a definire riforma quello che è solo un’operazione contabile?) ed il quadro è completo.
L’istruzione pubblica, diffusa ed uguale per tutti, ridimensionata. La cultura offesa, piegata agli interessi dei potenti. La capacità di critica annullata, in nome della diffusione di un pensiero unico.
E l’affermazione definitiva della televisione, vero e solo “maestro unico” della società che, con la paura e l’odio, ci stiamo apprestando a costruire e a vivere!
Potere Operaio n.1 (1969)
1 giorno fa
2 commenti:
Carissimo e prezioso Marino, condivido la tua indignazione e come te non mi rassegno. Ricordi "Mediterraneo" ed il personaggio che voleva evadere dall'isola perchè in Italia si stava costruendo un paese nuovo? Ricordi la sua delusione di vecchio? Il ritorno sull'isola? Beh, noi non abbiamo isole in cui tornare! Quindi non ci resta che andare avanti, con un bagaglio piccolo ma compatto di valori e ricordi da portare con noi, ma lo sguardo dritto e sicuro a scrutare il futuro, attenti alla strada che percorreremo. Negazionismo,razzismo, "delinquentismo" sono comodi specchietti utili a soddisfare gli imbecilli ed a distogliere l'attenzione da altri e duraturi smantellamenti dei principi cardine della nostra Costituzione. Non un'accusa di stampo dipietrista la mia,ma una esortazione a non chiuderci in trincea e provare come ci è possibile a non abdicare. Il tornado passerà e dopo inizierà la ricostruzione, sapendo che nulla sarà come un tempo.Contiamo tutti su portatori sani di cervello quale tu sei.
Cara Daniela,
Contiamo ciascuno sugli altri. Non siamo in pochi, per fortuna, i portatori sani, ma siamo isolati, lontani, poco rappresentati da chi dovrebbe.Il tornado passerà, sono convinto, ma le macerie saranno terribili, la ricostruzione faticosa, e quando penseremo (o penseranno se noi saremo troppo stanchi)di essere arrivati alla fine della ricostruzione, ne arriverà un altro! Per questo sulla scuola non è in discussione una riforma, o un taglio di fondi, ma il nostro futuro, la nostra democrazia, i nostri valori.
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