Il Congresso americano ha dato il via, in maniera bi-partisan, al piano Paulson di 700 mld di $, per far fronte alla crisi finanziara che sta sconvolgendo l’economia mondiale.
Nonostante abbia abbandonato da anni gli studi di economia, mi vengono in mente alcune considerazioni, forse banali, anzi sicuramente banali.
Innanzitutto mi sorprende l’ipocrisia dei teorici e dei maghi del liberismo che non perdono occasione, in periodo di vacche grasse, a sostenere come il mercato sia la panacea di tutti i mali ed un qualsiasi intervento pubblico non sarebbe se non un attentato alla libertà di impresa, salvo correre da papà Stato quando il mercato dimostra, in maniera inequivocabile, che, da solo, non è in grado di affrontare i momenti di crisi.
E’ davvero comico ascoltare il nostro beneamato commercialista brianzolo (con tutto il rispetto per tutti i suoi colleghi) in questi giorni, scagliarsi con veemenza contro “i guasti che pvovoca il mevcato”.
Ma è sul merito del piano che, con grande cautela e modestia, vorrei dire qualcosa.
Lo stock dei mutui americani è stimato in circa 11mila miliardi di dollari e i motivi principali della crisi attuale sono da ricercarsi in due questioni: la diminuzione del costo delle abitazioni, che rende economicamente più conveniente non pagare più le rate dei mutui a fronte di un bene svalutato, e l’aumento dei tassi che rende insopportabile il pagamento delle rate da parte di numerose famiglie, in affanno economico.
Il piano Paulson prevede che il Tesoro americano acquisti i cosiddetti “debiti tossici” nel portafoglio delle banche per toglierli dal mercato, dando, in cambio, titoli dello stato americani.
Attenzione: i titoli, non i mutui. Ma nei titoli c’è un po’ di tutto: tossici e non tossici: come distinguerli? Primo problema.
Ma soprattutto: il piano interviene su ciò che è avvenuto, non impedisce che domani tutto ciò avvenga nuovamente. Quanti di quegli 11mila Mld andrà di default tra sei, dodici mesi? E che farà il Governo americano: altri 700 mld? Non mi pare credibile.
Ed infatti le borse, nel momento in cui scrivo, approfondiscono la crisi non credendo evidentemente nell’efficacia del piano.
Che fare? Credo (a dire il vero non è un’idea mia ma di illustri economisti che lavorano nelle università americane: guarda qui) che la strada sarebbe quella di dire ai mercati che i mutui subprime non esistono più. Non raccontando delle storie, evidentemente, ma utilizzando quel fiume di denaro stanziato dal Tesoro USA per garantire alle banche che lo stato acquisterà i mutui che non verranno pagati che so, al 70, 80% del loro valore, lasciando, evidentemente alle banche il compito di escutere le loro garanzie sugli immobili (sennò tutti smetterebbero di pagare le rate).
Questa strada avrebbe alcuni vantaggi: innanzitutto non si interverrebbe ex-post a pioggia, ma si metterebbe in atto un processo che, da un lato, non premia le banche che hanno “giocato” con le esposizioni (il piano Paulson prevede che i titoli vengano acquistati al loro valore facciale), punendole, comunque con un 20-30% del valore del mutuo, ma, soprattutto, direbbe a mercati che una simile crisi non potrà avvenire più in futuro.
Anche perché a me fa personalmente paura il nostro amato premier che assicura che non permetterà che nessun risparmiatore italiano possa rimetterci un cent, senza peraltro dire come. Che cosa ha in mente? Un’altra cordata salvifica, scaricando i debiti sul fisco, come è accaduto con Alitalia? Creare un fondo di salvataggio, magari europeo, cui attingere per colmare i debiti (nota a parte: dove saranno presi i soldi per pagare i debiti Alitalia? Semplice, attingendo al fondo, già esistente, nato per salvaguardare le vittime di crack finanziari, tipo Cirio o Parmalat, per intenderci: ma quello di Alitalia non è un crack finanziario: è frutto di una colpevole gestione dei manager, nessuno dei quali è stato in qualche modo punito, anzi!) delle banche italiane? Organizzare una task force di carabinieri da schierare davanti agli sportelli bancari per impedire che il panico diventi corsa a ritirare i depositi dalle banche?
La cattiva coscienza dei liberisti europei e non solo che oggi governano il mondo, ahimè, non da grandi garanzie e temo che la crisi durerà ancora a lungo e, presto, anche l’Europa e l’Italia saranno percorse da un’ondata di maremoto finanziario.
La sola speranza che, dopo la distruzione, si capisca, finalmente, che il mercato, senza intervento pubblico né regole, può funzionare solo a costo di costi sociali insopportabili per una democrazia e la presenza dello Stato come governante dell’economia e garante del rispetto delle regole è insostituibile, nel rispetto di tutti gli interessi in gioco: gli imprenditori, i consumatori, i cittadini. Come si chiama tutto questo? Ebbene sì: si chiama Socialismo!
Potere Operaio n.1 (1969)
1 giorno fa
2 commenti:
Forse pochi se ne sono accorti e il governo Usa nn so per quanto tempo lo tenga nascosto, ma negli Stati Uniti si è in piena regressione. Questo significa che è solo una questione di tempo e la bufera arriverà anche qui da noi in Europa. La mia è un'utopia? Forse ce lo racconteranno i giornali...
Ed i nostri governanti ballano sulla tolda della nave, tra un lodo Alfano, una multa alle prostitute e l'attacco alla scuola, mentre le famiglie fanno sempre più fatica ad aggirare la boa della fatidica terza settimana, già ora. Figuriamoci che succederà quando la tua profezia si avvererà, perchè si avvererà, e molto presto!
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