sabato 25 ottobre 2008

Le Konfessioni d’un italiano

Eccoli, finalmente sono arrivati, era un po' che li aspettavamo, ne sentivamo la mancanza. Quel dolore quasi fisico legato all'assenza di qualcuno che aspetti con ansia, e non arriva.

Ma come tutte le belle storie, alla fine la nostra ansia si è sciolta in un sospiro, sono arrivati.

Chi?

Ma come chi: i facinorosi, i mestatori, i terroristi che, in piccolo manipolo, impediscono agli studenti, all'eccessivo personale di supporto, ai troppi insegnanti di ogni ordine e grado, ai troppi presidi, ai troppi rettori delle troppe Università di andare nelle troppe scuole italiane a seminare e a raccogliere cultura.

Di fronte all'ampiezza della protesta che sta travolgendo la scuola italiana, tale da far pensare, a quarant'anni esatti, ad un ritorno del 1968, il nostro premier riscopre, in una con la nostra Maria Stella, uno dei ministri più amati della storia repubblicana, la storia trita dei facinorosi, delle sparute minoranze e via di seguito con la logora paccottiglia di chi non accetta che qualcuno (l'intero Paese a quanto pare) la pensi in maniera diversa da lui.

Ma questa volta c'è un elemento in più. E non è un elemento da poco.

Credo che i media italiani abbiano dato un insufficiente risalto ad una intervista rilasciata dal Senatore a vita, Presidente emerito e già Ministro dell'interno ai tempi del 1977, Francesco Cossiga, novello Carlino Altoviti, ai quotidiani del gruppo La Nazione, Giorno, Il resto del Carlino, il 23 ottobre, su come, di fronte a simili accadimenti, un ministro democratico ed illuminato dovrebbe comportarsi. Per chi se la fosse persa ne pubblico qui uno stralcio. Non credo serva commentarla.

«Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand`ero ministro dell`Interno».

Ossia?

«In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito...».

Gli universitari, invece?

«Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città».

Dopo di che?

«Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri».

Nel senso che...

«Nel senso che le forze dell`ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano».

Ma credete che Cossiga, anzi Kossiga, si sia limitato a prendersela solo con gli studenti? Leggete qui:

Anche i docenti?

«Soprattutto i docenti».

Presidente, il suo è un paradosso, no?

«Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. Si rende conto della gravità di quello che sta succedendo? Ci sono insegnanti che indottrinano i bambini e li portano in piazza: un atteggiamento criminale!».

E lei si rende conto di quel che direbbero in Europa dopo una cura del genere?

«In Italia torna il fascismo, direbbero. Balle, questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l`incendio».

3 commenti:

Unknown ha detto...

Ogni tanto parla, il "grande vecchio" e, al contrario di silvio, non si smentisce mai...ci ricordiamo di Giorgiana Masi, tanto per fare un esempio? Ce li ricordiamo i poliziotti vestiti da autonomi?
Come si diceva un tempo? Che sfiga che sfiga...
Giuliano

Anonimo ha detto...

secondo me dovrebbero buttarlo fuori dal parlamento levandogli tutti i vitalizi, che provi a lavorare, ma la domanda che mi sorge è: pensando a tutti gli avvenimenti degli ultimi quarant'anni quanti erano pilotati dal governo di allora?
stefano

Marino ha detto...

Solo la storia riuscirà a fare chiarezza su tutto il triste periodo della "strategia della tensione", ma forse neppure i nostri nipoti conosceranno quelle tristi verità. Ma quello che colpisce (e fa pensare) è la terribile attualità di quelle parole