venerdì 6 marzo 2009

La moschea di Genova


Ho ricevuto dalla Comunità islamica della nostra regione la lettera aperta inviata ai genovesi dopo la gazzarra che ha accompagnato, in Consiglio Comunale, la discussione sulla creazione di una moschea a Genova.

Mi definisco un agnostico e, personalmente, non sento la necessità di luoghi di culto, di qualsiasi religione, ma mi indigno nel constatare la prevaricazione strumentale che accompagna la richiesta di poter esercitare un diritto, come quello di professare un credo.

E' evidente che non di guerra di religione si tratta. Sarei curioso di sapere quante di quelle persone ritratte nella foto sono ferventi osservanti di una religione diversa da quella islamica e con quale convinzione frequentano le chiese cattoliche la domenica.

Né di cultura. I contenuti ed i toni della lettera sono la migliore dimostrazione di questo.

Solo una parola può definire quanto accade. Razzismo.

Il mondo ha già pagato atrocemente per questo atteggiamento. La fermezza e la convinzione con cui contrasteremo questa feroce ed incivile deriva sono le uniche armi con cui potremo evitare, in futuro, il ripetersi dei troppi drammi che, in nome di una religione, di una diversità o di un colore della pelle hanno colpito ed insanguinato la nostra specie.


 


LETTERA AI GENOVESI

LA NOSTRA MOSCHEA SARÀ UN LUOGO DI INCONTRO E AMICIZIA

http://www.islam-liguria.org/


 

SALAH HUSEIN e ZAHOOR AHMAD ZARGAR

Cari cittadini genovesi,

è con grande tristezza che oggi ci rivolgiamo a voi, in relazione ai disordini del Consiglio comunale del 3 marzo avente per tema la moschea.

Sappiamo che le proteste hanno riguardato solo una minoranza di persone, eppure quella minoranza che tanto contrasta una decisione coraggiosa, ma giusta e rispettosa della Costituzione, dei diritti umani e delle leggi, che il Sindaco sta portando avanti, ci riempie di disagio.

La comunità islamica genovese  ha sempre dimostrato disponibilità al dialogo senza preconcetti, crede fortemente nei valori democratici, nella dignità umana, ha lavorato assiduamente, insieme a voi, per migliorare la società multiculturale che siamo chiamati a vivere. Mai abbiamo dato adito a sospetti di voler essere diversi da qualunque italiano per bene: lavorare, crescere le proprie famiglie con rispetto per sé e per gli altri.

Che cosa ci divide? Il professare un'altra religione, sorella della vostra, con la quale ha in comune valori e principi, oltre alla fede nello stesso Dio? Perché, dunque, questi anni di sofferenza e di attesa per avere un luogo di culto? Perché rifiutarci quello che la stessa civiltà millenaria di questo paese inviterebbe a concedere facilmente?

Mai e poi mai la nostra moschea diverrebbe fonte di degrado per qualsiasi luogo di Genova: sarebbe uno spazio di dialogo interculturale, di apertura e, non ultimo, anche un'attrattiva turistica per la città. Non toglierebbe vita e lavoro, ma potrebbe produrne, oltre che respiro di civiltà.

Perché, dunque, un'atmosfera tanto combattiva contro di noi?

Noi amiamo questo paese come e più del nostro, qui viviamo e qui crescono i nostri figli, molti di noi hanno acquisito la cittadinanza italiana e, se pensiamo al futuro, la gran parte di noi lo vede qui, tra le braccia di questo paese bellissimo e fecondo.

Noi obbediamo alle leggi e vogliamo migliorare, insieme a voi, nel progresso economico ma anche morale e civile. Proprio come voi.

Perché offenderci, perché denigrarci, perché impedirci di rivolgere la nostra voce a Dio in un luogo decoroso ma soprattutto limpido, aperto a voi tutti, con la fratellanza alta dell'animo?

Permetteteci ora di rivolgere i sentimenti della nostra più grande solidarietà al Sindaco che subisce pressioni e insulti perché ha fede nelle importanti conquiste della civiltà, nell'uguaglianza degli esseri umani, nei diritti di ognuno.

Come noi, non merita davvero un trattamento tanto pesante!

E, ancora una volta, vogliamo rassicurare i residenti del quartiere Lagaccio e i genovesi in generale che la moschea non creerà nessun degrado alla loro località, ma sarà apportatrice di valori umani, amicizia, fratellanza, rispetto reciproco, e che noi siamo e saremo sempre aperti al dialogo e a qualsiasi chiarimento.

Ringraziamo anche tutti cittadini genovesi che hanno dimostrato solidarietà con la comunità musulmana e i cristiani che ci hanno sempre aiutati, aperto le loro mani e soprattutto il loro cuore, credendo, come noi, in un futuro comune di pace.

Noi abbiamo accettato per anni tutto quanto ci è stato proposto per venire incontro alla collettività: ora è il momento di iniziare a costruire la moschea nostra ma anche vostra, testimonianza di ricchezza di idee, sentimenti, cultura.

Ingegner Salah Husein

Presidente Comunità islamica di Genova

Dottor Zahoor Ahmad Zargar

Presidente Comunità dei musulmani della Liguria

 
 




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4 commenti:

Anonimo ha detto...

Il tuo sito, i tuoi interventi sono come sempre di estremo interesse. Per quanto riguarda la Moschea è indubbiamente poco dignitoso il tentativo di strumentalizzazione che ormai non conosce limiti, vergogna, decenza e di cui raccogliamo quotidianamente prove. Credo che di nuovo non sia emersa di fatto la verita'. Non penso che i genovesi residenti nella zona prescelta per l' ubicazione della moschea siano contrari per paura, per motivi religiosi; probabilmente alla base di tutto c' è ancora una politica un poco sbagliata e poco sensibile, perpetuata nel tempo. Mi viene in mente la prima circoscrizione di Savona. I residenti chiedevano da tempo che quella vasta area fosse utilizzata soprattutto per scopi sociali ma evidentemente ripetute richieste e le progettazioni non sono mai state esaudite. Probabilmente bastava gestire un poco meglio il tutto e ciascuno avrebbe trovato una adeguata risposta alle proprie esegenze con una stessa finalita': creare luoghi di incontro e rivalutare le zone piu' periferiche di una citta'.

Anonimo ha detto...

Chi ha paura di una moschea? Forse chi non è troppo sicuro della propria fede. Chi teme il diverso da sé ha paura di perdere la propria incerta e debole identità; la paura dell'altro è paura di ciò che non si conosce e anche paura di conoscere, di mutare opinione, di allargare il proprio orizzonte ristretto. Ristretto a che cosa? Alla presunzione di essere migliori, quindi alla propria mancanza di umiltà. Ma gli altri (i musulmani)non sono umili. E i cristiani lo sono? Almeno dovrebbero, se credessero al Vangelo: "Ama il prossimo tuo come te stesso". Ma chi non sa chi è come può amare il prossimo? Chi ha paura di una moschea teme di perdere terreno nei confronti di chi, se non altro, ha una fede sicura. Dunque questi nuovi devoti esagitati difensori del cristianesimo altro non sono che uomini di poca fede. Altrimenti non avrebbero tante paure: "Se aveste fede quanto un granellino di senapa potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe" (Lc 17, 6). Parola di Dio. O no?

Anonimo ha detto...

quanta ignoranza da chi critica posizioni più che giuste di gente di un quartiere bistrattato da anni,forse non si sa che dove si vuole erigere una delle moschee piu grandi del settentrione,si erano rifiutati impianti e servizi di primaria necessità,perchè,si diceva"terreno non edificabile"e poi,non sapete che le moschee non sono SOLOluoghi diculto? SVEGLIA!!!!!....................

Marino ha detto...

La fotografia non è stata scattata durante la discussione per il piano urbanistico, nè durante una conferenza dei servizi, ma durante la discussione per la creazione di una moschea. Il tuo commento conferma quanto ho scritto nel post: si tratta semplicemente di razzismo. Avendo vissuto oltre quarant'anni a Genova non mi sono del tutti ignoti i problemi del Lagaccio, ma non di questo, evidentemente si tratta: con i polveroni non si risolvono i problemi, si nascondono. Quanto all'invito ritengo che se l'anonomo commentatore si alzasse un po' prima la domenica e si recasse in una qualunque chiesa cattolica si renderebbe facilmente conto che anche quelle non sono solo luoghi di culto, ma luoghi dove si fa politica, tutte le settimane, tutti i giorni. Se poi l'anonimo si riferisce ad altre questioni riguardanti il codice penale, io sono per colpire i reati quando si commettono. Minority report era un film, meglio lasciarlo al mondo della fantasia.