venerdì 6 febbraio 2009

Ho scritto al Presidente Napolitano

Illustrissimo Signor Presidente,

Sto seriamente pensando di emigrare, lasciando il mio Paese.

Sto seriamente pensandoci perché il Paese che vedo tutti i giorni non è più quello in cui sono nato, sessant'anni fa, dove è nata mia moglie, dove sono nati i miei figli.

E, soprattutto, non è quello in cui vorrei che i miei figli crescessero e diventassero adulti.

Quello che accade tutti i giorni, sotto i nostri occhi stupiti, sembrano essere i segnali di una involuzione politica e democratica allarmante.

Il Parlamento non è più luogo di mediazione politica, ma una semplice palestra ove mostrare i muscoli e dove ratificare le decisioni del Governo; decisioni, ahimè, sempre più lontane dalla cultura democratica, pluralista, antifascista che ha fatto del nostro Paese una grande potenza mondiale, sia in campo economico che sociale.

Sembrano distanti i tempi in cui l'Italia era all'avanguardia per le conquiste sociali e la difesa dei più deboli. In cui vigeva il rispetto per le Istituzioni e la divisione dei poteri, cardine di qualsiasi democrazia avanzata.

Alla cultura dell'accoglienza si sta sostituendo quella dell'esclusione. A quella della solidarietà quella dell'odio.

E fa specie vedere che proprio quelli che più gridano per rivendicare un malinteso "rispetto della vita", sono proprio coloro i quali, nei fatti, la rispettano di meno, rendendo più difficile e doloroso un percorso che, al di là delle convinzioni di ciascuno, è stato comunque sancito da numerose sentenze e nei vari gradi di giudizio.

Persino la Sua autorevole presa di posizione, Signor Presidente, ha lasciato indifferenti i nostri governanti che, a seconda della convenienza, ascoltano ora l'uno, ora l'altro appello, facendosene scudo.

Il Presidente della Repubblica, correttamente e nel pieno rispetto delle Sue prerogative costituzionali, fa presente l'inopportunità di una decretazione d'urgenza nel caso Englaro e si rifiuta di firmare il decreto legge? Ma che importa, i Vescovi la pensano diversamente. I vescovi denunciano l'inumanità degli odiosi provvedimenti a carico dei cittadini stranieri? Che importa, il sondaggio fatto da chi non si sa chi e non si sa dove, dice che la strada giusta è quella del razzismo, delle ronde, della persecuzione dei deboli.

Dove arriveremo, Signor Presidente?

A quando, in base all'ennesimo sondaggio fatto il giorno dopo un efferato fatto di sangue, si introdurrà la pena di morte? Quando sarà consentito di circolare armati come nel far west cinematografico? Quando sarà consentito di licenziare i malati o le donne in gravidanza, quanto tempo servirà per distruggere tutto ciò in cui abbiamo creduto e per cui abbiamo lottato?

Sono convinto che, dall'alto della Sua storia, la Sua alta statura morale, le Sue profonde convinzioni democratiche, Lei, Signor Presidente, stia con preoccupazione ed angoscia assistendo a ciò che avviene nel Paese.

E quindi non credo di essere una cassandra che prevede solo disgrazie e calamità ad avere questi timori e se mi sono permesso di rivolgermi direttamente a Lei, Signor Presidente, è per esprimerLe la mia piena solidarietà e perché vedo solo in Lei la speranza che questa terribile involuzione possa arrestarsi. Solo un Suo fermo intervento, Signor Presidente, può arrestare questa deriva. Solo in Lei, Signor Presidente, risiede la speranza di tante persone, italiane e no, che questo Paese possa rimettersi in cammino per realizzare il sogno democratico dei padri fondatori della Repubblica, che, attraverso la guerra di liberazione prima e la Costituzione poi, posero le basi della nostra democrazia.

Soltanto in Lei confidano i milioni di cittadini che, come me, rifiutano di vivere in un Paese razzista, antidemocratico, non solidale.

Siamo con Lei, ci dia la forza e la volontà di continuare a considerarci Italiani e di esserne orgogliosi.

Con Osservanza


 


 


 


 

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ciao Marino
Premessa l’indifferenza di Berlusconi dal luglio 2008, dalla sentenza definitiva della Cassazione sul caso Englaro, quando altri erano i crucci (Legge Alfano, intercettazioni,ecc..), vediamo come è mutato nel tempo il pensiero di Berlusconi:
1) Presa di distanza di B. dall’atto di indirizzo del ministro Sacconi teso a impedire l’attuazione della sentenza della Corte d’Appello di Milano ( i sondaggi allora davano appena il 37% di appoggio alle tesi dei teocon)
2) Arriviamo al 3 febbraio, alla partenza di Eluana con l’autoambulanza da Lecco per Udine. Vespa esordisce con un servizio di voyeurismo necrofilo ai cancelli della clinica con la frase – cazzotto : “Ecco ora Eluana parte per essere ammazzata…” ( che fa immediatamente impennare il sondaggio per una umana reazione)
3) Il coro quasi uniforme dei media sul tema dell’omicidio di stato rende quasi inarrestabile la salita del sondaggio
4) A questo punto ha raggiunto il 67% (di share, di questo infatti si tratta…)e il nostro premier si scopre devoto e inflessibile cultore della sopravvivenza di E. e del testamento biologico, di cui ha ignorato per mesi l’esistenza, imponendone la decretazione per necessità e urgenza, strumentalmente utile per attaccare Napolitano (impossibilitato dal suo ruolo di garante ad andare contro le definitive sentenze della Magistratura per evitare un evidente conflitto fra poteri dello Stato) e screditarlo così agli occhi degli italiani come uomo della morte versus lui invece buon padre di famiglia sensibile alla vita (ma è vero che ha fatto abortire una delle due mogli al settimo mese di gravidanza?).
Il salvatore della vita si può ora permettere finalmente di esplicitare senza più remore tutto il fastidio per una Costituzione con i suoi paletti a presidio della democrazia e dei diritti conquistati non da quattro bolscevichi, mentre facevano abbeverare i cavalli nella fontana di Trevi, ma con la lotta di liberazione dal fascismo.
Ma smascherato il berlusconipensiero, a noi comuni mortali (tali restiamo sempre che ci stacchino prima o poi il sondino con l’occhio al sondaggio) resta l’obbligo di formarci una nostra idea autonoma su una questione intricata e scivolosa per la forte componente emozionale. Premesso che la Costituzione ci riconosce, salvo diversa futura disposizione, la libertà di cura (art. 32) e prevedendo un trattamento sanitario obbligatorio (legge 180/78) solo in casi eccezionali e limitati nel tempo, ne discende che io sono libera di scegliere se farmi curare o se firmare e tornarmene a casa.
E’ la volontà sovrana: non lo Stato, non la Chiesa, che devono fare un passo indietro l’uno davanti ai diritti di ogni cittadino, fino a che questi non leda i diritti altrui, e l’altra davanti alla responsabilità data da Dio a ogni credente con il libero arbitrio (che è il contrario della costrizione per legge).
Mi astengo, per miei limiti, dalla interpretazione della teologia della Resurrezione, ma trovo sospetti questo attaccamento esasperato alla vita e la esorcizzazione della morte nelle società moderne…
Il dubbio ora emerge circa l’attendibilità della interpretazione della volontà di E.
Ma mi chiedo: se la sentenza ha superato l’esame di ben tre gradi di giudizio, centinaia di persone che hanno verificato, ascoltato testimoni, letto documenti, come possiamo noi pensare di sostituirci ai giudici legittimi senza conoscere nulla? Credo che sia necessario ricomporre finalmente un presidio civile e di legittimità nella nostra società.
Resta l’ultima domanda: quotidianamente si consumano nei nostri ospedali scelte drammatiche senza rumore. Basta ascoltare le tante anonime confessioni di medici e di infermieri…
Perché allora papà Englaro ha voluto a tutti i costi le luci della ribalta?
Quando perdi un figlio, che hai stretto fra le tue braccia, che ha alimentato le tue attese, i tuoi compiacimenti per averlo cresciuto bello forte sereno, lo schianto dentro è irreparabile. Non riesci a trovare un senso a questa perdita assurda. Peppino Englaro è riuscito a dare un senso all’esistenza della sua bella forte e sorridente figlia, rendendola attrice assoluta di un disvelamento dell’ipocrisia e della falsa coscienza della nostra società. Grazie papà Englaro, grazie Eluana: ora puoi riposare in pace.
Angelica