mercoledì 31 dicembre 2008

Forse sarò scontato…

Forse sarò scontato, ma a me la decisione del Vaticano di non recepire più le leggi italiane nel suo ordinamento in maniera praticamente automatica, piace.

Piace perché chiarisce che il Vaticano è uno stato autonomo, indipendente da quello italiano, con una sua legislazione originale, con suoi ideali, con una sua morale e non è disponibile ad importare questi fondamentali aspetti della vita pubblica dall'esterno.

E' una lezione di indipendenza e di "laicità" di cui l'Italia aveva bisogno.

E' finalmente chiaro che anche da noi, da oggi, si potrà legiferare senza tener conto della cosiddetta morale cattolica, ma solo in favore degli interessi dei cittadini italiani.

Da oggi i vari "teodem" e "teocon" che agitano la vita politica italiana in entrambi gli schieramenti non potranno più pretendere che il Parlamento italiano si pieghi alla "morale cattolica", visto che non esiste più una reciprocità su questi temi.

Finalmente i diritti dei cittadini potranno essere pienamente tutelati, da quelli degli omosessuali a quelli delle coppie di fatto; dalla fecondazione assistita alla tutela della donna in ogni aspetto e funzione della sua vita, compresa quella riproduttiva;

finalmente la scuola pubblica non sarà umiliata nei confronti di quelle confessionali, che vedono immutati i contributi ed i finanziamenti;

finalmente l'insegnamento della religione cattolica nella scuola non sarà più sostanzialmente obbligatorio;

finalmente si potrà decidere autonomamente come porre fine alle proprie sofferenze o a quelle dei propri cari, quando non vi sia più alcuna speranza di guarigione;

finalmente i telegiornali di regime non saranno pieni di stucchevoli dichiarazioni del pontefice di turno che non dice nulla di quello che potrebbe urtare i potenti del mondo.

Finalmente i credenti potranno professare liberamente la loro fede, senza che questo diventi uno schierarsi politicamente e viverla in libertà, qualunque essa sia, e seguirne con convinzione e responsabilità i precetti, senza pretendere di imporli agli altri.

Sarebbe bello, ma domani mi sveglierò e scoprirò che il Vaticano è più indipendente, laico e moderno della nostra povera, stanca, vecchia Italia.

lunedì 29 dicembre 2008

Buon Anno!

Un anno sta per finire, tra un botto illegale ed una battuta di re Silvio IV, tra un abbraccio affettuoso ed i morti palestinesi, tra un brindisi ed un morto sul lavoro, tra un superenalotto milionario e la crisi economica, tra un presidente eletto che dà al mondo nuove speranze ed un papa che non da speranza a chi rivendica il suo diritto di essere omosessuale.

L'augurio di un anno nuovo senza contraddizioni, di pace, di serenità è certamente velleitario, ma agli auguri, come ai sogni, non si chiede di essere realistici, ma solo piacevoli.

Auguri a tutti voi. Con la speranza che il prossimo anno ci faccia dimenticare le cose brutte di quello che sta passando, ma ci mantenga vividi i ricordi di quelle belle, dalla vittoria di Barak Obama, alla liberazione di Ingrid Betancourt.

BUON ANNO A TUTTI


 


giovedì 18 dicembre 2008

Tutto il resto è noia

Non so se esista ancora qualcuno, in Italia, convinto della "diversità etica" della sinistra, tanto cara ad Enrico Berlinguer.

Spero di no, la delusione che dovrebbe vivere in queste ore sarebbe davvero insopportabile e tale da mettere in discussione le convinzioni e le militanze politiche.

Così, almeno, mi sono sentito io quando la magistratura tolse il coperchio a quel vaso di pandora, passato alla storia del nostro paese come tangentopoli.

Da oscuro ed onesto militante socialista, da un giorno all'altro mi sono trovato bollato col marchio, immeritato, dell'infamia.

In effetti sono convinto del fatto che la politica, con gli affari che muove, non possa che attrarre chi intende approfittare del potere collegato anche a cariche marginali, o tentare i più moralmente deboli in base alla comoda scorciatoia del "così fan tutti".

Non è la politica ad essere malata, né il sistema dei partiti. E' il criterio di selezione dei gruppi dirigenti e delle candidature che non funziona, è la sottovalutazione dei principi e dell'etica a creare il brodo di coltura per i disonesti.

Non voglio gettare la croce addosso al PD per le disavventure giudiziarie che lo stanno travolgendo, da Genova a Napoli, passando per l'Abruzzo ed il petrolio di Pescara. Né concordo con Di Pietro e la sua annunciata uscita da tutte le giunte campane. Mi sembra una forma di giustizialismo eccessiva, che rischia di dare fiato al più becero qualunquismo, che, come nel passato, condanna tutti, onesti e disonesti, come facenti parte di un unico grande disegno criminoso.

Certo le cose che vengono fuori, se verranno confermate, sono tali da far tremare i polsi degli onesti, ed è evidente che è vitale per il PD dimostrarsi estraneo a questi avvenimenti.

Non sono in grado di prevedere come Veltroni uscirà da questa imbarazzane situazione, ne come si concluderà la direzione nazionale del suo partito, ma credo di sapere come potrebbe essere possibile uscire e ridare fiducia alla gente di sinistra: riscoprendo la Politica, quella con la P maiuscola.

Spiegando alla gente che alcune mele marce, per quanto numerose e per quanto odioso sia il loro comportamento, non inficiano il ruolo del partito, che vede la sua ragion d'essere nella propria politica. Ma questo è il punto dolente: sarà capace il PD di riscoprire il ruolo di un partito che vuole essere rappresentante del popolo della sinistra? Dove sono le grandi battaglie per la difesa dei diritti civili, dove sono le proposte forti e condivise a favore dei redditi più bassi, dove la battaglie a difesa dei diritti delle donne, come si ritiene di uscire dalla crisi mondiale "da sinistra"? Queste sono le risposte che la gente di sinistra si attende da un partito che intende rappresentarla.

Tutto il resto… è noia.

sabato 13 dicembre 2008

Errare è umano, perseverare…

Non parteciperò alle primarie del PD di domani per indicare il candidato presidente della Provincia.

Non parteciperò per diverse ragioni, anche se le primarie sono aperte a tutti e riguardano un tema di interesse generale, al di là dell'appartenenza politica.

Innanzitutto mi sembra inopportuno che un partito facente parte di una coalizione nell'ultima legislatura, finita non per esaurimento della spinta comune, ma per il venir meno in tutti della fiducia nei confronti del Presidente, decida autonomamente di individuare un candidato e pretenda di imporlo con la famigerata formula del "prendere o lasciare".

L'obbiettivo è evidente: presentarsi agli ex alleati con un nome, senza possibilità di mediazione, forte della cosiddetta "investitura popolare".

Ben diverso sarebbero state delle primarie di coalizione, con nomi di estrazione diversa, con un confronto anche su programmi diversi da proporre alla popolazione della nostra provincia.

Non primarie di programma, come chiede Rifondazione comunista, che mi sembrerebbero di difficilissima, se non impossibile attuazione, ma su candidati portatori di programmi diversi. Sviluppo, rifiuti, ambiente, formazione sono tutti temi su cui un confronto tra posizioni diverse sarebbe stato possibile, ma forse, voglio essere malizioso, è proprio questo che si è voluto evitare.

Un altro motivo sta nel fatto che così si andrà al confronto elettorale, è addirittura ovvio prevedere che gli altri partiti della sinistra non accetteranno l'imposizione del nome, con il centrosinistra diviso su più candidati, salvo apparentamenti nel secondo turno. Ma si sa che così la concorrenza sarà interna al centrosinistra, per redistribuire i voti all'interno dello schieramento, e la campagna elettorale perderà efficacia nel confronto col centrodestra che, se si presenterà unito, ha anche la possibilità di vincere al primo turno.

Stiamo ancora pagando i prezzi della pretesa autosufficienza del PD, che si è dimostrata sbagliata e pericolosa. Non solo perché ha consegnato il Paese ad una destra becera, per certi versi antidemocratica, incapace di aggredire i nodi veri della crisi economica, ma anche perché ha lasciato tutta la sinistra che legittimamente non si riconosce del caravanserraglio del PD, senza rappresentanza parlamentare. La diversa legge elettorale non provocherà la stessa conseguenza, ma quella di facilitare i nipotini di Scajola certamente sì.

Last, but non least, la composizione delle candidature, la loro provenienza ed estrazione, la loro storia, mi paiono più orientate ad un redde rationem tutto interno al PD, piuttosto che rappresentare una necessaria apertura di un partito in formazione verso l'esterno.

Insomma, un tentativo maldestro di rilanciare un'immagine tra la gente stanca delle dispute interne, dell'opposizione appannata e grigia a livello nazionale, delle inchieste giudiziarie che, anche vicino alla nostra provincia stanno colpendo il PD e che, anziché raggiungere l'obbiettivo di aumentarne i consensi, rischia soltanto di ribadire l'errore, già commesso con le politiche, di ritenersi autosufficienti e di consegnare il nostro territorio al centrodestra.

giovedì 11 dicembre 2008

Chiacchiere e distintivo

Tutti i governi del mondo sono impegnati in questi giorni ad assumere provvedimenti concreti nel tentativo di far fronte alla crisi economica che sta per abbattersi su tutto l'Occidente. Le previsioni non sono per nulla tranquillizzanti con ricadute allarmanti sui livelli occupazionali di molti settori a rischio, a cominciare da quello dell'auto, che ha visto il presidente eletto Obama proporre al congresso USA un piano di prestiti pubblici di 14 miliardi di dollari ai tre colossi automobilistici americani. Anche i governi europei stanno muovendosi nelle stesse direzioni.

Tutti, tranne uno: quello italiano.

Il governo Berlusconi, impegnato in queste ore nel ben più pressante problema della riforma della giustizia, si limita ad affermazioni vaghe e spesso contraddittorie.

Non basta appellarsi all'ottimismo, neanche fosse uno spot di Tonino Guerra, per superare la crisi economica. Ed è drammatico che, negli stessi giorni in cui la Telecom annuncia esuberi per 6-9000 dipendenti, e la Fiat la cassa integrazione per tutti i propri stabilimenti, per un mese, il nostro premier affermi che il modo migliore per superare la crisi è quello di consumare. Una specie di paese di Bengodi, dove le cose vanno meglio che altrove nel mondo dimenticando forse che, grazie alla politica economica del suo governo, il pil sta diminuendo in maniera drammatica e, già a fine settembre, quindi prima che la crisi finanziaria esplodesse, il nostro Paese era già in recessione.

Anche i piani di salvataggio tanto sbandierati non sono altro che spot elettoral-pubblicitari: nessuna cifra chiara, nessuno stanziamento, nessun provvedimento serio di rilancio dei consumi e della produzione che è in calo drammatico. L'unico provvedimento reale è stato quello della social-card, su cui è meglio stendere un velo pietoso per la sua farraginosità ed il suo scarso impatto sulla ricchezza complessiva del paese e dei singoli destinatari.

Chissà perché mi viene in mente, quando sento Berlusconi parlare, Robert De Niro ne Gli Intoccabili, quando si rivolge a Kevin Costner con la battuta ormai entrata nella storia del cinema "Sei solo chiacchiere e distintivo". Si, solo chiacchiere quelle di questo governo, che hanno il solo scopo di indorare il carattere distintivo di una compagine che vive solo per risolvere i problemi di giustizia del suo leader ed è incapace di affrontare i problemi veri del nostro Paese.

Peccato che questo non sia un film e la crisi che l'Italia, come il resto del mondo, sta per attraversare rischi di sconvolgere la vita di migliaia di persone vere, con le loro famiglie, i loro problemi, i loro mutui da pagare, i debiti da saldare e che, ahimè, non hanno i soldi necessari per accontentare il primo ministro spendendo e spandendo come la cicala delle favole.

lunedì 8 dicembre 2008

Morti bianche e mani rosse

Si è svolta a Torino nei giorni scorsi la manifestazione per commemorare, ad un anno di distanza, i sei morti della Thyssen. Alla manifestazione hanno partecipato tutti quelli che dovevano partecipare: i colleghi delle vittime, i loro parenti, le organizzazioni sindacali, la gente comune di Torino e non solo. Non si sono visti esponenti del Governo e della Confindustria, e credo che sia stato giusto così: è un elemento di chiarezza.

Al di là delle parole, degli impegni, delle promesse, nulla è stato fatto, da chi doveva farlo, per aumentare la sicurezza sui luoghi di lavoro, visto che, ai sei della Thyssen, nel corso dell'anno, si sono aggiunte altre mille vittime del lavoro. Siamo in presenza di una strage che, poiché si consuma un po' per volta, silenziosamente, non attira su di sé l'interesse e l'impegno vero e concreto dei governanti e degli industriali. E non si venga a dire che occorrono misure più severe o leggi speciali: le leggi esistono già, sarebbe sufficiente farle rispettare.

Ed è originale che si cerchi di scaricare sulle vittime le responsabilità di questo massacro. E' ipocrita ed intollerabile che si dica che le norme di sicurezza non vengono rispettate dagli operai, che non indossano il casco, non usano le cinture di sicurezza quando salgono sulle impalcature, si trovano dove non dovrebbero essere quando si scavano le fosse nelle discariche e così via. Il Ministro Brunetta non fa che elogiare i risultati ottenuti con i tornelli per diminuire l'assenteismo. E' accettabile che lo stesso "zelo" non venga utilizzato per controllare l'applicazione di leggi che possono salvare delle vite umane? Mi sorge un dubbio: non è che i mancati controlli permettono di risparmiare sui costi delle imprese, sia in termini di personale (i controlli costano) che in termini di manutenzione ed installazione dei sistemi di sicurezza? Non è che si "tollera" la violazione delle norme di sicurezza (per sottovalutazione del rischio, per comodità, per abitudine) per speculare sui costi, salvo scaricare la responsabilità sulle vittime, quando succede una "disgrazia"? Non è che questo Governo, longa manu degli imprenditori nostrani, non ha alcun interesse a sanzionare come dovrebbe chi le norme non le fa rispettare? Se i miei dubbi sono concreti, allora è giusto che, a commemorare le vittime, non partecipi chi ha le mani sporche del loro sangue!

giovedì 4 dicembre 2008

Ma anche!

Dalle colonne di Repubblica di oggi il segretario del Partito Democratico analizza lo stato del suo partito e mette a disposizione la sua leadership qualora si ritenesse sia questa la causa delle difficoltà della sinistra in questo Paese.

Vorrei tranquillizzare, dal mio punto di vista, Veltroni. Quello che è in crisi non è la leadership (o meglio, non è solo la leadership), ma il progetto stesso di Partito Democratico.

Quello che manca è una linea politica chiara. Diventa sempre più evidente che la pretesa di mettere insieme, sic et simpliciter, i gruppi dirigenti di margherita e ds, senza sufficienti aperture verso l'esterno, senza regole chiare, condivise e valide in ogni occasione rende il partito ingovernabile.

I veti incrociati di riformisti e cattolici integralisti impediscono al PD di essere presente sui grandi temi etici, relegando il suo campo di intervento alle questioni marginali, come la presidenza della commissione di vigilanza Rai o l'aumento dell'Iva su sky, argomenti su cui, per di più, non perde l'occasione per fare cattive figure.

Nessuna voce si è levata dal PD sulla pesantissima intrusione della Chiesa cattolica nel tentativo di Sarkozy di messa al bando della criminalizzazione degli omosessuali in tutto il mondo. Nulla viene detto sul problema del testamento etico, della tutela delle unioni di fatto, e, a trent'anni dalla approvazione della legge 194, l'unica voce che ricorda questa fondamentale legge è quella di D'Alema, tramite la sua associazione RED.

Ma ahimè, anche sui temi economici ed ambientali la linea politica latita: chi sa qual è la posizione del PD sui tagli ai contributi per l'istallazione dei pannelli solari? Soprattutto visto che re Silvio IV ha annunciato investimenti per 16 miliardi di opere pubbliche? La produzione di energia pulita non rappresenta forse un investimento fondamentale per un paese senza materie prime? E sulle dichiarazioni di Scajola che l'anno prossimo, per effetto della diminuzione del prezzo del petrolio, le famiglie risparmieranno 2-3000 euro? Non avete notato che, per lo stesso motivo, si dice, quando aumenta, che "la bolletta energetica costerà 100 euro l'anno" e quando diminuisce, la riduzione si moltiplica per dieci, venti volte? Con quali garanzie che, nel corso del 2009, il prezzo del petrolio non tornerà a correre?

E' evidente, in questa situazione, che il malessere si levi con forza. E diventa allora comprensibile (comprensibile, non condivisibile) la proposta di Chiamparino, Cacciari e Vincenzi di un "Partito Democratico del Nord" per creare una politica a favore delle realtà economiche e sociali del Nord. La verità è che la politica non c'è per qualsiasi realtà. E non basta esultare per Obama per coprire le carenze italiane.

In effetti ciò che manca al Partito Democratico è che non è un Partito. E' una associazione elettorale che, per contrastare la destra, per usare un concetto di Moni Ovadia, sceglie di fare, anzicchè opposizione, concorrenza, proponendo, in altro modo, lo stesso prodotto. Ma si sa, è sempre meglio diffidare dalle imitazioni.

Per credere in un partito è necessario che questo sia portatore di ideali, etica, parole d'ordine condivisi. E' questo che manca al PD, non una leadership. Ed in questa situazione il PD si prepara alla sfida per le prossime europee, con Fassino che sottoscrive, a titolo personale, il manifesto del PSE, Rutelli che dice che non morirà socialista e Veltroni che, sfoderando una delle sue magiche dicotomie, sostiene che il PSE dovrà accogliere i socialisti, ma anche i democratici cattolici!