mercoledì 4 marzo 2009
Laicità e diritti
E' triste pensare che, nel nostro Parlamento, non c'è nessuna forza politica in grado di sostenere le stesse argomentazioni. Solo la (ri?)nascita di un partito veramente laico ed indipendente dalle pressioni ed i veti delle gerarchie ecclesiali potranno farci fare passi avanti verso la concreta applicazione dell'articolo 3 della nostra Costituzione che, voglio ricordarlo, dice:
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese
lunedì 2 marzo 2009
L’ossimoro di Franceschini
Contravvenendo ad una mia abitudine, ieri sera mi sono soffermato ad ascoltare l'intervista al neo segretario del PD, Dario Franceschini.
Le sensazioni che ho avuto sono tutto sommato positive: mi è parsa una persona molto determinata nel portare avanti il suo ruolo nel tentativo di rimettere insieme i cocci di quello che resta di un progetto che avrebbe dovuto cambiare e condizionare la politica del nostro paese, rendendo organica la sperimentazione di avanzate forme di alleanze, come l'Ulivo.
Una svolta rispetto alle difficoltà della gestione Veltroni, paralizzata dalle divisioni interne, da una eccessiva vaghezza di azione politica e di programma, da uno scimmiottamento addirittura patetico di quanto avveniva oltreoceano, dopo la vittoria di Barak Obama.
Una sterzata verso una forma di opposizione più incisiva e fatta di proposte alternative, come quella dell'assegno a favore di chi, non tutelato, perde il lavoro.
Tutto bene, quindi?
Non proprio. Permangono due questioni, ancora in sospeso, e non sono due questioni marginali.
La prima: la collocazione europea. Inutile continuare a sostenere che il PSE ha fatto il suo tempo e deve rinnovarsi e che solo in Italia si è scelta la strada giusta: non la pensa così il socialismo spagnolo e quello inglese, che le elezioni le hanno vinte, né quello francese o tedesco che, al contrario, le hanno perse.
La collocazione europea non è questione di lana caprina, o di etichette: il giorno prima delle elezioni per il Parlamento Europeo questa coinvolge i programmi futuri, le alleanze, le politiche.
Ma è sul secondo aspetto che restano, tutte immutate, le riserve.
E' quasi divertente sentire Franceschini definire la laicità dello stato un concetto SACRO. Non di sacralità si parla, ma di intrinseca convinzione e di assunzione di questa come una necessità ed un valore ideale.
Non è vero, come ha affermato il neosegretario, che sui temi etici, anche nell'Ulivo vi erano opinioni diverse e questo non destava scandalo. C'erano, è vero, differenze, ma gli urli e gli anatemi si sono sollevati, e giustamente secondo me, per le conseguenze che tali differenze hanno provocato. Non è forse un tema etico il concetto di guerra o di pace? Non si è urlato contro i Rossi ed i Turigliatto per le loro posizioni che hanno messo in crisi evidente il governo Prodi? Che cosa accadrebbe se, fra cinque anni, il PD si trovasse a governare con un margine risicato e si trovasse nella necessità di legiferare su temi "delicati"? Sarebbe ancora ammissibile la "libertà di coscienza"?
Sono queste le risposte che mancano. E su cui sembra mancare la volontà di intervenire.
La chiarezza su questi temi darebbe al PD quello che ancora non ha per essere un grande partito e non soltanto un'alleanza elettorale tra diverse fazioni: l'idealità e l'orgoglio di appartenenza.
Un consiglio a Franceschini: se davvero considera così importante la laicità nell'azione politica, insedi una apposita commissione e stili un manifesto chiedendo a tutti i candidati, in ogni ordine di tornata elettorale, di sottoscriverlo e di impegnarsi su questo.
E in base a questo chieda ai riformisti che oggi non si riconoscono nel progetto di non astenersi, alle prossime elezioni, per contribuire ad esso e non soltanto per ostacolare la destra berlusconiana.