Ritorno a scrivere le mie impressioni dopo una pausa non dovuta alle classiche vacanze agostane, quanto piuttosto ad una serie di domande a cui non riuscivo a dare risposta e, ancora oggi, mi creano dei dubbi su cui vorrei confrontarmi con i lettori di questo blog. Spesso nei dibattiti, negli articoli, sui blog ci si interroga sui motivi che hanno portato alla sconfitta della sinistra nel Paese. Ciascuno, come logico, prova da dare la propria risposta. Ho già espresso la mia opinione: mi sembra più utile interrogarsi sui motivi della vittoria della destra, che non è l’esatto contrario della prima domanda.
Solo interpretando e capendo il modo di pensare “collettivo” può essere possibile cercare risposte che possano essere considerate utili ed efficaci per la soluzione di problemi, bisogni, desideri, aspirazioni di quella parte della popolazione che non vota per convinzione ideale, ma cercando, in buona fede, di migliorare la propria condizione e quella dei propri cari.
Oggi, la destra, sembra rispondere meglio a queste necessità.
La sinistra continua a dare risposte confuse e contraddittorie (come nel caso del Partito Democratico che non riesce ad uscire dalle secche del confronto tra teodem e laici) o ideologiche (nel caso delle altre formazioni), appellandosi ai valori della resistenza e dell’antifascismo.
Sia chiaro, non affermo che questi valori siano sbagliati o, semplicemente, inadeguati. Voglio dire che non basta più enunciarli perché vengano capiti o condivisi dalla gente e soprattutto dai giovani.
Il motivo è semplice: sono, per cause banalmente naturali, sempre meno quelli che se li ricordano o, come me, hanno vissuto in anni sufficientemente vicini a quell’epoca per portarne un ricordo “riflesso” da chi li ha vissuti.
Oggi dobbiamo affidarci alla storia per spiegare quei valori: solo dieci anni fa le dichiarazioni di Alemanno o La Russa avrebbero provocato ben altra indignazione e protesta di quelle registrate oggi.
Ed allora il valore dell’istruzione, e quindi della scuola, riveste un ruolo decisivo. La destra lo ha capito, per questo, dopo i tentativi di Moratti, seguono a ruota quelli di Gelmini per arrivare alla definitiva “normalizzazione” della scuola italiana.
Che cosa è il maestro unico (al di là della impossibilità di applicazione per motivi aritmetici, a meno di aumentare di una decina di ore l’orario settimanale dei maestri e delle maestre del tempo pieno) se non il tentativo di avere un controllo più stringente sull’insegnamento?
Che cosa è la reintroduzione dei voti, del grembiulino, del sette in condotta se non una volontà di cancellare i residui contenuti democratici della nostra scuola e il reinserimento della selezione, della competitività, della disciplina, così care alla scuola presessantotto?
Esiste una parola per descrivere tutto questo: restaurazione.
Su questa partita si giocherà il futuro del nostro Paese, perché se passerà questo tentativo, il prossimo sarà il revisionismo (ma lo chiameranno aggiornamento) dei programmi, volti a mettere sullo stesso piano i combattenti partigiani ed i repubblichini di Salò, nel nome del rispetto per chi ha dato la vita per le proprie idee. Ma attenzione, una cosa è il rispetto doveroso per una vita stroncata, un’altra è un giudizio morale sulla storia. I due piani non possono e non debbono essere confusi.
Potere Operaio n.1 (1969)
1 giorno fa
4 commenti:
Caro Marino, già il fatto di porsi le domande che tu, insieme al cosiddetto "popolo della sinistra", ti vai ponendo e la ricerca, in cui ci sentiamo tutti impegnati, delle cause della nostra disfatta elettorale e della vittoria "a mani basse" di un Cavaliere redivivo; intendo la qualità e il valore delle tue domande e dei tuoi dubbi, è già un primo criterio distintivo tra il nostro "popolo" e il loro elettorato pragmatico, o benpensante, o qualunquista, o tifoso, o spaventato, o clientelare, o manipolato dai media così bene adoperati dai maghi della comunicazione, o semplicemente antidemocretico e razzista, ahimè sì, proprio razzista. Il dramma è che le divisioni al nostro interno, una scarsa lungimiranza strategica dei nostri dirigenti, un conclamato, spaventoso deficit comunicativo del pur onesto Romano Prodi (basti pensare che nel pieno dell'emergeza rifiuti lui se n'è andato sorridente in vacanza con la famiglia a sciare!), le oggettive contraddizioni presenti nel famoso elefantiaco "programma" di governo, errori clamorosi come l'indulto e la sottovalutazione della montante marea dell'antipolitica (se avessero dato qualche segnale, tipo autoriduzione degli stipendi parlamentari più alti d'Europa, abolizione dei privilegi, sfoltimento dei ministeri e dei sotto-sottosegretariati, ecc. forse non saremmo a questi punti), hanno provocato il temuto e, in parte, prevedibile disastro. Quanto al "revisionismo storico" , la speranza è che la nullità morale e intellettuale dei suoi sostenitari ne faccia prima o poi giustizia. Questo però non ci solleva dal compito di combattere la nostra battaglia culturale e politica contro i negatori della verità storica. La Resistenza non è ancora finita. Un saluto fraterno.
Caro Fulvio, io credo che anche a destra vivano dubbi, domande, interrogativi, ricerca di verità e di strade alternative alla attuale politica. Ciò che ci divide, su questo concordo, è la visione etica della politica, in parte contrapposta a quella dell'interesse diretto ed immediato. Ma siamo proprio sicuri che le risposte giuste possano non rispondere a queste aspettative, disegnando un mondo futuro e migliore, ma con scarse ricadute sull'oggi? Non sarebbe il caso, per la sinistra, di cominciare a percorrere la strada del pragmatismo, pur senza accantonare i simboli del passato? E come farlo, se non con una politica riformatrice, di stampo europeo, laburista? Comunque concordo: la resistenza non è finita!
Forse andrebbero ridefiniti i termini tradizionali nel lessico politico di "destra e "sinistra" (non per caso tu ti definisci "laburista"): è evidente che il significato attuale di "sinistra" non può coincidre con quello che aveva, per esempio, nella cosiddetta prima repubblica; e, di conseguenza, neanche la "destra" può essere più quella di prima. Senza contare che la destra italiana è uno strano animale difficilmente catalogabile: uno dei problemi del nostro sistema politico, come sai, è proprio la mancanza di una destra come quella francese o inglese, liberale e conservatrice, ma laica e autonoma rispetto alle religioni e alla Chiesa. Ma è inutile insistere su questo punto su cui ci troviamo in accordo. Quello che mi rimane ostico da accettare è il "pragmatismo" politico Oh, so bene che in politica ci vuole realismo, che bisogna tener conto delle condizioni fattuali, che bisogna aver presenti i bisogni, le esigenze, le speranze e anche le paure che hanno spinto tanti lavoratori nelle braccia della Lega o del "pragmatico" Cavaliere; e tuttavia come non vedere che, di prassi in prassi, di compromesso in compromesso, di cedimento in cedimento allo statu quo, contribuiamo a quell'omologazione, a quell'appiattimento sull'esistente, a quella "melassa" in cui, appunto, la sinistra non si distingue più dalla destra (sia pure da una destra moderna e "dubitante"). So che non è certo questo il tuo progetto politico, che credi nella possibilità di riformare l'attuale sistema italiano in senso socialdemocratico(ma anche europeo? Anche mondiale?); intanto le stesse "socialdemocrazie" europee segnano il passo e la sinistra italiana è sempre più divisa. Bisognerebbe anzitutto riunire le nostre forze, separate per la gioia dei nostri avversari. Bella scoperta, mi dirai. Aspettiamo una crisi mondiale? Non è detto che non avvenga prima di quando immaginiamo. Estote parati. Ciao.
Vorrei spiegare cosa intendo per "pragmatismo" per non essere frainteso e lo faccio con un esempio: l'emergenza rifiuti in Campania (non ancora risolta nonostante le dichiarazioni del nostro Cavaliere: non si pulisce casa nascondendo la polvere sotto il tappeto): cominciamo a spalare o discutiamo quale è a soluzione migliore per l'ambiente: la discarica, o il termovalorizzatore, o la raccolta differenziata, o un mix di tutto... intanto i rifiuti si accumulano, con buona pace per l'ambiente. E' cedimento questo? è compromesso? è inseguire la destra? a me pare semplicemente sostituire la politica del dire con quella del fare; che poi sia necessario avere una visione complessiva della questione rifiuti sono d'accordo, ma parliamone dopo, ora spaliamo!
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