martedì 30 settembre 2008

Raccolta differenziata

In questo periodo a Savona stiamo assistendo ad un confronto politico un po’ surreale.
Da un lato la richiesta del Partito Socialista che, in Comune, chiede a gran voce un rimpasto, ovviamente volto a marcare maggiormente la propria presenza, dall’altro Rifondazione Comunista che fa le barricate contro, adducendo come motivazione più forte il pessimo risultato che la formazione di Caviglia e compagni ha registrato alle ultime elezioni politiche, forse dimenticando il proprio exploit, che ha visto scomparire la sinistra dal parlamento italiano e messo fortemente in dubbio la possibilità di riconquistare, la prossima primavera, la Provincia.
Ma è proprio qui che il dibattito assume toni che sono al limite del ridicolo, con un PD che traccheggia e sembra incapace di decidere, mantenendo in vita una giunta senza più alcuna credibilità, senza prospettive.
Certo i punti del programma che sono stati individuati per continuare a far vivacchiare la giunta, evitando un paio di mesi di commissariamento, non sono di poco conto, ma sono certi i vertici del PD provinciali e regionali che sia questa la strada giusta?
E’ utile per la Provincia questo accanimento terapeutico che si rifiuta di prendere atto che l’esperienza Bertolottiana è ormai giunta al capolinea e che lo ha fatto nel modo meno “elegante”, su un dissidio sulle candidature?
Con il presidente Bertolotto che, ovviamente, pensa ad altro e che, forte dell’esperienza che si è fatta discutendo del piano dei rifiuti provinciale, cerca la possibilità di riciclarsi in una formazione civica che sembra costruita proprio con quell’obbiettivo?
Le domande sono retoriche e a me sembrano ovvie le risposte.
Quello che trovo meno ovvio è come molte persone leggono la nascita della formazione di Cappelli.
Una lista fuori dai giochi politici, fuori dai partiti, legata e vicina al territorio.
A me pare una visione un po’ strabica: L’altra Savona mi ricorda piuttosto un suk arabo con tante merci, tanti colori, tanti odori, ma senza una visione unitaria.
Una specie di raccolta differenziata fatta male: tanta fatica per separare la carta dalla plastica, il vetro dall’umido e poi via, tutto nello stesso calderone.
Cosi un leghista, un comunista, un socialista, un popolare si mettono insieme e si mettono a gridare Noi siamo il nuovo, noi siamo l’antipolitica tanto cercata. E no, cari signori. Non rappresentate né il nuovo né, tantomeno un modo diverso di intendere la politica. Piuttosto un tentativo di riciclarsi per giustificare a se stessi le trombature.

Post Scriptum: c’era una sola cosa che condividevo del programma elettorale di Berlusconi: l’abolizione delle provincie. Sembra anche questa una promessa dimenticata, va beh! Vuol dire che la mia opinione sul centrodestra italiano si rafforza.

martedì 23 settembre 2008

Sotto il vestito niente




Il Governo Berlusconi ha, fin dal suo insediamento, indossato l’abito dell’efficienza nel tentativo di marcare una differenza con il precedente, guidato da Romano Prodi.
Ricordiamo tutti i roboanti proclami con cui venivano affrontate le varie emergenze. Soprattutto su alcuni argomenti si sono spesi i ministri e lo stesso Berlusconi: scuola, sicurezza, rifiuti, Alitalia ed economia.
Sottaciuta, guarda caso, la giustizia su cui, al contrario, si è realizzato il vero assalto alla diligenza. Tutto, ovviamente, per mettere il grande capo al sicuro dalle sue disavventure giudiziarie, fino al famigerato lodo Alfano che riconosce una sorta di salvacondotto alle quattro più alte cariche dello stato.
Non è ancora finita, ad ascoltare i boatos, l’assalto alla Magistratura, fino a dichiarare che si costringeranno i pm a presentarsi “col cappello in mano” ai giudici. Ce ne sarebbe abbastanza per riempire le piazze a difesa della democrazia, ma pare che questo sia un argomento poco interessante, come dimostrano anche le reazioni (le non reazioni) alle dichiarazioni di Larussa e Alemanno. Anzi il gradimento del premier (carica inventata da Berlusconi e non presente in nessun articolo della nostra costituzione per darsi un aura di internazionalità) è in ascesa, insieme al suo governo cui si riconosce la capacità di incidere sulla realtà italiana.
Ma a me pare che sotto il vestito dell’efficienza non ci sia in effetti niente.
La criminalità continua a fare i propri affari, in barba ai soldati schierati nelle grandi città. Camorra e mafia agiscono indisturbate nei loro ambiti di riferimento, con omicidi, stragi, pizzo, intimidazioni e spaccio.
Ma forse è ad un altro tipo di sicurezza che si voleva tutelare?
Quella in nome della quale due negozianti massacrano a sprangate un ragazzo reo di ave rubato un pacco di biscotti e di avere la pelle nera?
O quella messa in pericolo da qualche povera ragazza costretta a prostituirsi per strada (quelle che sono costrette a farlo in casa, ovviamente, non sono in discussione. Tra quattro mura non esiste sfruttamento, né schiavitù. Le donne lo fanno per esclusivo loro piacere ed interesse e non esiste né racket né violenza)?
E che dire della scuola? La grande riforma Gelmini avrà come primo risultato la cancellazione del tempo pieno (se non fosse così non potrebbe esistere il tanto decantato maestro unico) e di ridare ovviamente fiato alle scuole private (ovviamente in massima parte cattoliche) che vedranno moltiplicate le iscrizioni da parte dei genitori che vedono nel tempo pieno anche un modo che consente loro di avere un lavoro e quindi un tenore di vita adeguato.
E i rifiuti? Non occorre spendere parole, è sufficiente guardare le foto che pubblico qui, scattate il 5 settembre da Macbeth, estensore del blog emergenzarisolta.blogspot.com, che invito tutti a visitare per avere ulteriori informazioni sul tema.
E l’Alitalia? Nel momento in cui scrivo ancora non si conosce l’esito. Ma qualunque esso sia è evidente che, nel migliore dei casi, tutti i debiti della compagnia saranno scaricati sul bilancio pubblico, e quindi sulle nostre tasche. Nel peggiore decine di migliaia di posti di lavoro, tra diretti e dell’indotto, verranno persi ed il turismo italiano (una delle fonti principali di reddito del Paese) avrà un colpo durissimo, in nome della difesa dell’aeroporto di Malpensa da parte della Lega e dell’uso strumentale che Berlusconi ha fatto della vicenda in campagna elettorale, che hanno provocato il naufragio dell’accordo con Air France (per dare a Cesare quello che gli compete, non va dimenticato, in quel caso anche la miopia dei sindacati).
Che dire dell’economia: certo, è vero, il Governo ha cancellato l’Ici (solo una parte, il 40% era già stata cancellata dal governo Prodi), ma ancora non si vedono i provvedimenti compensativi a favore dei Comuni (che sull’Ici vivono e fanno vivere i servizi verso le fasce più deboli), il ministro Tremonti ha già dichiarato che le tasse verranno ridotte solo nell’arco della legislatura, che significa probabilmente mai, ed il PIL viaggia in modo pericoloso verso lo zero, per non dire sotto.
L’economia italiana, che poi vuol dire il tenore di vita delle persone, la ricchezza dei singoli, il numero delle volte che possiamo portare a cena fuori la famiglia, la fidanzata o il ragazzo, o andare a cinema o anche soltanto comprare le scarpe nuove al bambino, ristagna in maniera pericolosa. Certo l’economia italiana non può non risentire della congiuntura internazione, della crisi dei mutui sub-prime americani che presto arriverà anche in Europa, del caro-petrolio, ma nel nostro paese la congiuntura è più grave che altrove per alcuni motivi che vanno dalla debolezza e provincialità strutturale del nostro capitalismo, all’enormità del debito pubblico che drena risorse se non altro per pagarne gli interessi, alla condizione dei lavoratori dipendenti su cui si scarica il maggior peso della fiscalità. Su questo il Governo dovrebbe intervenire, su questo il Governo non interviene: per incapacità o perché i suoi riferimenti ed i suoi obbiettivi sono altri? I lavoratori e le lavoratrici che l’hanno votato e lo sostengono riflettano e si diano delle risposte. Nel loro interesse.

Post Scriptum: non ho capito o mi è sfuggita la posizione del Governo ombra del PD sulla vicenda Alitalia. Continuo ad aspettare una presa di posizione del ministro ombra Colaninno sulla vicenda che vede coinvolto l’imprenditore Colaninno (suo padre). Il conflitto di interessi riguarda solo gli altri?

venerdì 19 settembre 2008

Quattro amici al bar

Ho partecipato a decine di trattative nella mia attività di sindacalista e debbo dire che non ricordo una vicenda come quella che ha visto fronteggiarsi i sindacati con la cosiddetta “cordata” guidata da Colaninno.
Debbo anche dire che non mi sono mai stati molto simpatici i sindacati dell’Alitalia, che ritengo essere tra i responsabili dell’attuale situazione della compagnia di bandiera.
Ma in questo caso non posso che esprimere tutta la mia solidarietà ad essi e soprattutto ai Lavoratori ed alle Lavoratrici dell’azienda.
Non si era mai vista una trattativa in cui esiste una sola possibilità: accettare le proposte della controparte.
Non è un atteggiamento maturo, soprattutto perché il buon Colaninno ed i suoi “furbetti dell’aeroportino” non possono presentarsi come il cavaliere bianco che salva l’azienda. Questi stanno cercando di prendersi un’azienda senza debiti, con una flotta, delle rotte ed un prestigio internazionale di primo livello a prezzi di saldo.
Temo che la verità sia diversa. La “cordata” non è mai veramente esistita, è una invenzione del Cavaliere per togliersi di dosso la pesante responsabilità di aver fatto fallire l’accordo con Air France per motivi schifosamente elettoralistici. Oggi si fa presto a buttare la croce addosso ai sindacati, per toglierla dalle proprie spalle, ma la verità è ben diversa ed è davanti agli occhi di tutti: basta volerla vedere.
La trattativa non si è rotta sulla difesa di assurdi privilegi, come si vorrebbe far credere. La trattativa si è rotta (ma è mai veramente cominciata?) sulla difesa dei posti di lavoro, senza i quali non può esistere nessun privilegio. Ed i sindacati ed i lavoratori sanno bene che il primo, l’unico privilegio davvero fondamentale è l’esistenza di un’azienda, di un piano industriale, di un management in grado di guidarla.
E queste non sono questioni che possono essere affrontate con la leggerezza e l’atteggiamento di chi va al bar per fare due chiacchiere con gli amici. Il prendere o lasciare non da un’alternativa: impone una resa senza condizioni, che non affida la responsabilità a chi è chiamato a scegliere, ma la lascia sulle spalle di chi cerca di imporsi.

sabato 13 settembre 2008

Sul DDL sulla prostituzione

Dal PD area welfare ho ricevuto questo documento di commento di alcune associazioni umanitarie sul recente ddl Carfagna sulla prostituzione. Lo trovate seguendo questo link o nella sezione documenti

venerdì 12 settembre 2008

Federalismo fiscale

Sul sito di Sinistra Democratica è stato pubblicato un interessante articolo di Antonio Scala, capogruppo regionale campano di SD, dal titolo Ma questo Federalismo Fiscale è veramente la panacea di tutti i mali?. Per leggerlo seguite questo Link

mercoledì 10 settembre 2008

Ritorno a scrivere

Ritorno a scrivere le mie impressioni dopo una pausa non dovuta alle classiche vacanze agostane, quanto piuttosto ad una serie di domande a cui non riuscivo a dare risposta e, ancora oggi, mi creano dei dubbi su cui vorrei confrontarmi con i lettori di questo blog. Spesso nei dibattiti, negli articoli, sui blog ci si interroga sui motivi che hanno portato alla sconfitta della sinistra nel Paese. Ciascuno, come logico, prova da dare la propria risposta. Ho già espresso la mia opinione: mi sembra più utile interrogarsi sui motivi della vittoria della destra, che non è l’esatto contrario della prima domanda.
Solo interpretando e capendo il modo di pensare “collettivo” può essere possibile cercare risposte che possano essere considerate utili ed efficaci per la soluzione di problemi, bisogni, desideri, aspirazioni di quella parte della popolazione che non vota per convinzione ideale, ma cercando, in buona fede, di migliorare la propria condizione e quella dei propri cari.
Oggi, la destra, sembra rispondere meglio a queste necessità.
La sinistra continua a dare risposte confuse e contraddittorie (come nel caso del Partito Democratico che non riesce ad uscire dalle secche del confronto tra teodem e laici) o ideologiche (nel caso delle altre formazioni), appellandosi ai valori della resistenza e dell’antifascismo.
Sia chiaro, non affermo che questi valori siano sbagliati o, semplicemente, inadeguati. Voglio dire che non basta più enunciarli perché vengano capiti o condivisi dalla gente e soprattutto dai giovani.
Il motivo è semplice: sono, per cause banalmente naturali, sempre meno quelli che se li ricordano o, come me, hanno vissuto in anni sufficientemente vicini a quell’epoca per portarne un ricordo “riflesso” da chi li ha vissuti.
Oggi dobbiamo affidarci alla storia per spiegare quei valori: solo dieci anni fa le dichiarazioni di Alemanno o La Russa avrebbero provocato ben altra indignazione e protesta di quelle registrate oggi.
Ed allora il valore dell’istruzione, e quindi della scuola, riveste un ruolo decisivo. La destra lo ha capito, per questo, dopo i tentativi di Moratti, seguono a ruota quelli di Gelmini per arrivare alla definitiva “normalizzazione” della scuola italiana.
Che cosa è il maestro unico (al di là della impossibilità di applicazione per motivi aritmetici, a meno di aumentare di una decina di ore l’orario settimanale dei maestri e delle maestre del tempo pieno) se non il tentativo di avere un controllo più stringente sull’insegnamento?
Che cosa è la reintroduzione dei voti, del grembiulino, del sette in condotta se non una volontà di cancellare i residui contenuti democratici della nostra scuola e il reinserimento della selezione, della competitività, della disciplina, così care alla scuola presessantotto?
Esiste una parola per descrivere tutto questo: restaurazione.
Su questa partita si giocherà il futuro del nostro Paese, perché se passerà questo tentativo, il prossimo sarà il revisionismo (ma lo chiameranno aggiornamento) dei programmi, volti a mettere sullo stesso piano i combattenti partigiani ed i repubblichini di Salò, nel nome del rispetto per chi ha dato la vita per le proprie idee. Ma attenzione, una cosa è il rispetto doveroso per una vita stroncata, un’altra è un giudizio morale sulla storia. I due piani non possono e non debbono essere confusi.