In questo periodo a Savona stiamo assistendo ad un confronto politico un po’ surreale.
Da un lato la richiesta del Partito Socialista che, in Comune, chiede a gran voce un rimpasto, ovviamente volto a marcare maggiormente la propria presenza, dall’altro Rifondazione Comunista che fa le barricate contro, adducendo come motivazione più forte il pessimo risultato che la formazione di Caviglia e compagni ha registrato alle ultime elezioni politiche, forse dimenticando il proprio exploit, che ha visto scomparire la sinistra dal parlamento italiano e messo fortemente in dubbio la possibilità di riconquistare, la prossima primavera, la Provincia.
Ma è proprio qui che il dibattito assume toni che sono al limite del ridicolo, con un PD che traccheggia e sembra incapace di decidere, mantenendo in vita una giunta senza più alcuna credibilità, senza prospettive.
Certo i punti del programma che sono stati individuati per continuare a far vivacchiare la giunta, evitando un paio di mesi di commissariamento, non sono di poco conto, ma sono certi i vertici del PD provinciali e regionali che sia questa la strada giusta?
E’ utile per la Provincia questo accanimento terapeutico che si rifiuta di prendere atto che l’esperienza Bertolottiana è ormai giunta al capolinea e che lo ha fatto nel modo meno “elegante”, su un dissidio sulle candidature?
Con il presidente Bertolotto che, ovviamente, pensa ad altro e che, forte dell’esperienza che si è fatta discutendo del piano dei rifiuti provinciale, cerca la possibilità di riciclarsi in una formazione civica che sembra costruita proprio con quell’obbiettivo?
Le domande sono retoriche e a me sembrano ovvie le risposte.
Quello che trovo meno ovvio è come molte persone leggono la nascita della formazione di Cappelli.
Una lista fuori dai giochi politici, fuori dai partiti, legata e vicina al territorio.
A me pare una visione un po’ strabica: L’altra Savona mi ricorda piuttosto un suk arabo con tante merci, tanti colori, tanti odori, ma senza una visione unitaria.
Una specie di raccolta differenziata fatta male: tanta fatica per separare la carta dalla plastica, il vetro dall’umido e poi via, tutto nello stesso calderone.
Cosi un leghista, un comunista, un socialista, un popolare si mettono insieme e si mettono a gridare Noi siamo il nuovo, noi siamo l’antipolitica tanto cercata. E no, cari signori. Non rappresentate né il nuovo né, tantomeno un modo diverso di intendere la politica. Piuttosto un tentativo di riciclarsi per giustificare a se stessi le trombature.
Post Scriptum: c’era una sola cosa che condividevo del programma elettorale di Berlusconi: l’abolizione delle provincie. Sembra anche questa una promessa dimenticata, va beh! Vuol dire che la mia opinione sul centrodestra italiano si rafforza.
Potere Operaio n.1 (1969)
1 giorno fa