“Ho fatto un sogno”. Con queste parole Martin Luther King dava forza ad un celebre discorso contro la discriminazione razziale nel suo Paese.
“Siamo fatti di quella materia di cui sono fatti i sogni” scriveva invece William Shakespeare ne “La Tempesta”.
E’ nel sogno che i desideri, le volontà di cambiamento, le emozioni, gli ideali si vivono nella loro interezza perché non condizionati dalla realtà di tutti i giorni.
In un sogno è possibile realizzare ciò che nella vita reale è impossibile, ed allora anche io mi sono rifugiato in un sogno ed ho visto una società ideale nella quale un Ministro della Repubblica che alza il dito medio contro il proprio inno nazionale (non importa che sia bello o brutto, è comunque il simbolo della nostra unità nazionale; è un simbolo nel nome del quale, da un lato molti nostri giovani sono morti per difendere il loro Paese, e dall’altro ci commuove quando suona in occasione di grandi imprese sportive; è un simbolo in cui tutti ci riconosciamo) non dico che abbia la dignità di dimettersi (neanche i sogni possono tanto), ma almeno che si vergogni!
Non voglio neppure entrare nel merito delle sue dichiarazioni sugli insegnanti meridionali, tanto sono grezze, ignoranti e volgari.
Ma c’è un aspetto che voglio invece sottolineare.
Questo governo sta fomentando una cultura dell’odio che potrebbe avere conseguenze drammatiche, ed i cui effetti cominciano già a delinearsi: dall’uccisione del ragazzo a Verona, reo di aver negato una sigaretta ad un gruppo di balordi neonazisti, ai pestaggi degli extracomunitari, alle aggressioni ai campi nomadi.
Non sottovalutiamo questo aspetto: lo sterminio degli ebrei è cominciato così, compresa la schedatura, evidentemente effettuata solo a fini di conoscenza e di protezione (ma non vi sembra di sentire parlare Maroni?).
L’odio è anche il sentimento che sta alla base delle attenzioni che il ministro Brunetta dedica ai dipendenti pubblici, additati al pubblico ludibrio come nullafacenti, assenteisti, inefficienti.
Ed anche la querelle sulla giustizia, oltre le necessità del premier di difendersi dai processi a suo carico, nasconde un odio profondo nei confronti di chi è deputato a far rispettare le regole di convivenza democratica.
Si potrebbe continuare perché, evidentemente, c’è nel Governo e non solo, un concetto di casta così radicato che arriva a pensare che (è solo un esempio, per carità) se una delle alte cariche dello stato uccide l’amante, violenta un bambino, o ruba la Gioconda per farci dei coriandoli a carnevale non possa essere processato.
Per far passare questi assurdi provvedimenti si tenta di dividere e di mettere le parti una contro l’altra per giustificarli con la necessità di difendersi. I politici contro i magistrati, gli statali contro i lavoratori autonomi, i sani contro i malati, i settentrionali contro i meridionali, i cattolici contro i mussulmani, gli italiani contro gli stranieri.
E sì, il sogno non era vedere sulle guance di Bossi il velo rosso della vergogna. E’ quello di poter vivere in un Paese normale, unito, solidale.
Potere Operaio n.1 (1969)
1 giorno fa