martedì 18 novembre 2008

Quel pasticciaccio brutto

Ma davvero gli italiani non riescono a placare le loro ansie se non si risolve il pasticcio della presidenza delle commissione della vigilanza rai?
Non è un po' eccessivo che la prima pagina di tutti i giornali, siano essi stampati o virtuali, sia occupata da questa telenovela?
Io credo che il Paese abbia bisogno di cose più importanti che sapere se Villari si dimetterà o se si troverà un nome condiviso.
Siamo sinceri: il centrosinistra (ostiniamoci a chiamarlo così) non ci ha fatto una bella figura e, con tutta l'antipatia che nutro per il PdL, mi pare che la strada che hanno seguito sia quella più scontata. Ma insomma, lo avevano detto decine di volte che Orlando non l'avrebbero votato.
Va bene che la commissione è un organo di vigilanza delicato e, di prassi, la presidenza tocca all'opposizione, ma è anche vero che il nome non dico debba essere "gradito" alla maggioranza, ma quanto meno non inviso. Invece Di Pietro ed i suoi si sono intestarditi in una pretesa che, alla fine, era diventata assurda e patetica.
Ci mancava solo che si mettessero a battere i piedi in terra come i bambini capricciosi e il quadro sarebbe stato perfetto.
E ora? Ora abbiamo un presidente di commissione nel pieno dei suoi poteri, scelto tra le file della minoranza, ma dalla maggioranza.
Certo adesso si potrebbe discutere della sua imparzialità ed autonomia di giudizio, Di Pietro potrà ancora urlare la sua rabbia (personale, non politica), dando fiato a chi vuole dimostrare che Orlando non sarebbe stato un presidente equidistante, Veltroni potrà andare a lamentarsi da Napolitano per il fatto che la maggioranza lo delegittima!

LO DELEGITTIMA?

E da quando l'opposizione ha bisogno della maggioranza per legittimarsi?
Una forza politica di minoranza si legittima con la forza delle idee e delle proposte, cercando di far emergere i veri bisogni della sua gente e denunciando gli errori, le falsità, gli interessi di parte tutelati da questo governo.
Ma certo, se si vuole essere legittimati dalla maggioranza, più di tanto la voce non può essere alzata; così, invece di dire l'unica cosa che la gente capirebbe, cioè che la commissione di vigilanza Rai non dovrebbe neppure esistere e che i partiti dovrebbero uscire dalla gestione della Rai, si tiene il Parlamento occupato per mesi su una questione marginale e di nessun interesse per la gente comune, che continua a non arrivare alla terza settimana, con prospettive oscure all'orizzonte, con i Brunetta ed i Sacconi che si accaniscono pretendendo di risolvere le indiscusse inefficienze della burocrazia italiana sparando alla cieca nel mucchio, le Gelmini che delirano parlando di sei o diciotto politico (proprio lei che, per avere una abilitazione se ne è volata a Reggio Calabria), le Carfagna che pensano che nelle case le ragazze dell'est si prostituiscano per il proprio piacere ed i Maroni che… lasciamo perdere.

Sono prevenuto, distruttivo e sparo nel mucchio anch'io?
Può darsi, da ditemi dove sbaglio e sarò pronto a fare ammenda.

lunedì 17 novembre 2008

Addio

Roberto Peluffo non ce l'ha fatta. A una settimana dalla grave emorragia che lo aveva colpito, oggi pomeriggio ha cessato di vivere.

Non posso definirmi un suo amico, avevamo avuto poche occasioni per frequentarci soprattutto in occasione del congresso dei DS, in vista della costruzione del Partito Democratico. Insieme a lui, a De Cia ed altri compagni e compagne avevamo aderito alla mozione Angius, critica sul percorso del PD. Nonostante la breve frequentazione era rimasto un senso di vicinanza e di stima come sempre avviene quando si condividono battaglie ideali di minoranza.

In lui avevo apprezzato la grande professionalità, l'attaccamento al proprio lavoro al servizio della comunità, l'estraneità al sistema di potere dei partiti.

Comunicandoci la sua decisione di aderire, a malavoglia, al PD, ci disse "Che volete, io sono un amministratore, non un politico. Nel Pd o fuori da esso, ho un lavoro da svolgere, e voglio svolgerlo al meglio"

La provincia di Savona perde un protagonista, la politica del nostro territorio è oggi più povera.


 

venerdì 14 novembre 2008

Forza Roberto!



Dai Roberto, siamo tutti con te

giovedì 13 novembre 2008

O’ sole mio

Quello che mi colpisce di più del dibattito sulla produzione di energia in Italia è il suo forte ed eccessivo contenuto ideologico, che sembra fatto apposta per trasformare il confronto in "tifo".

Va bene che nel nostro paese sembra che il calcio abbia un ruolo determinante per qualsiasi cosa, tanto che il nostro amato presidente del consiglio ha "comandato" i giocatori brasiliani del Milan ad un incontro col presidente Lula, ma mi pare che si stia esagerando.

Sia parlando di nucleare che di energie rinnovabili il confronto sembra fatto tra sordi. Ogni schieramento insensibile alle ragioni dell'altro. In queste condizioni chi, come me, non è in grado di assumere un orientamento "ragionato" si trova smarrito.

Ma, mi chiedo, non sarebbe possibile impostare il dibattito su dati oggettivi e comprensibili per i non addetti ai lavori in modo da togliere l'ideologia da una scelta che riguarda il futuro del paese?

Istintivamente l'energia nucleare non mi convince, se non fosse per il contenuto tragico della parola, ma rifiuto di assumere un orientamento in base all'istinto.

Quanto costa un kw prodotto in una centrale nucleare in termini di acquisto di know-how, costruzione, gestione, sicurezza? Che costo avrà l'approvvigionamento e lo smaltimento della materia prima e delle sue scorie?

Le energie alternative sono in grado di rispondere alle esigenze del paese con costi confrontabili con questi?

Come si vede non ho parlato di rischi di inquinamento, anche perché, essendo circondati da impianti nucleari di altri paesi, sarebbe facile l'obiezione dei "nuclearisti" sul fatto che le radiazioni non conoscono confini.

Ma se già il confronto sui costi rendesse percorribile la strada delle energie alternative è evidente che la scelta non potrebbe che cadere su quelle rinnovabili, almeno per tre buone ragioni:

Le tecnologie solari ed eoliche sono già disponibili ed in grado di produrre energia da domani, senza bisogno di programmi a quindici-venti anni;

le energie rinnovabili sono più "democratiche": piccoli (relativamente) impianti diffusi sul territorio e non poche mega centrali che metterebbero nelle mani di chi le gestisce un potere enorme;

il sole ed il vento sono risorse abbondanti nel nostro paese, e ci libererebbero dalla dipendenza dall'estero. Oggi dagli sceicchi, domani da chissà chi.

Ma questo semplice confronto non mi pare si faccia. Si parla sempre dei vantaggi e dei limiti dell'uno separato dell'altro, ed intanto Scajola va avanti per la sua strada.

Berlusconi caratterizza il suo governo con grandi progetti faraonici a lunghissima scadenza che, però, necessitano di finanziamenti da subito: prima il ponte sullo stretto di Messina, oggi le centrali nucleari.

Viene a qualcun'altro il sospetto che il vero obbiettivo non sia la realizzazione delle opere, ma la loro progettazione?


 


 


 

venerdì 7 novembre 2008

Attenti a quei due

E sì, c'è proprio da stare attenti. Da una parte le battute da cabaret di Berlusconi, dall'altro i goffi tentativi di Veltroni di leggere le elezioni americane come l'inizio di una riscossa italiana.

Non voglio neppure entrare nel merito della presunta gaffe di Berlusconi sul colore della pelle del Presidente eletto Obama. Fiumi di parole sono già state dette e scritte in tutto il mondo e non sarei capace di aggiungere nulla che non sia già stato detto o che potrebbe essere utile ad attenuare il senso di disagio e di vergogna che mi ha preso ascoltando quelle dichiarazioni.

Ma, se Atene piange Sparta non ride, e Veltroni non ha perso tempo ad affermare che l'onda di cambiamento arriverà anche da noi, dando alla vittoria dei Democrats americani una funzione salvifica per la sfigatissima situazione della sinistra italiana. Peccato si sia dimenticato di argomentare, anche solo per titoli, questa affermazione. Che dovrebbero dire Brown e Zapatero, solo per citare i capi di governo geograficamente più vicini a noi? Che la Spagna e il Regno Unito sono pronti per la rivoluzione, visto che l'asse mondiale, a sentire il nostro Valter, si è spostata a sinistra?

A me pare che entrambe le dichiarazioni siano indice di un dato caratteriale che accomuna Berlusconi e Veltroni.

Sia l'uno che l'altro pensano di essere il centro del mondo. Che tutti ruoti attorno a loro.

Con una differenza, ahimè. Uno è un vincente, l'altro no.

Nel loro atteggiamento tutto mi pare condurre al loro io ipertrofico. Dalla pretesa di Berlusconi di "dare consigli" ed "abbracciare" Obama, dall'alto della sua età e della sua esperienza di Governo (ha detto proprio così!), alla decisione veltroniana di correre da solo alle ultime elezioni politiche (con i risultati a tutti noti); dalla convinzione che, anche nei consessi internazionali, siano consentite battute volgari, corna e barzellette, alla presunzione di poter rappresentare tutta la sinistra italiana, dimenticando di aver portato il suo vecchio partito, i DS, al minimo storico nel periodo in cui ne è stato il segretario; dal dispregio dimostrato verso le più elementari norme e consuetudini democratiche (che ha visto persino il levarsi delle critiche del presidente della Camera), al tentativo di accreditarsi come leader internazionale scrivendo una lettera a McCain, dopo il suo discorso dopo la sconfitta.

La verità è che il nostro è un Paese piccolo, governato da uomini piccoli, con un piccolissimo ruolo internazionale. Non è una condanna, né un dato di fatto. E' la conseguenza di scelte dei nostri politici, di governo e di opposizione. E' la conseguenza del nostro atteggiamento di cittadini e di elettori. E' la conseguenza di una incultura basata su calcio e veline. Cambiare? Dipende da noi. Mi piacerebbe finire dicendo …Yes, we can!


 

lunedì 3 novembre 2008

Speriamo vinca Mc Cain

Eh già! Spero proprio che il candidato repubblicano abbia la meglio nelle elezioni di domani, che porteranno alla sostituzione del peggior presidente americano che la storia ricordi. Speriamo che vinca McCain perché mi pare l’unico modo per distinguermi dai nostri politici di centrodestra, che si stanno affannando in queste ore a dichiarare la propria simpatia per Barak Obama.
Ma come, non più tardi di un mese fa il nostro presidente del consiglio si lanciava in sperticate lodi per “l’amico George”, definito come il più grande presidente che gli USA avessero mai avuto e oggi, con una capriola degna di un acrobata del circo, sono tutti lì a dire di ispirarsi ad Obama!
No, cari signori. Siete stati e siete alleati dei repubblicani americani, dei responsabili della guerra in Iraq, alla ricerca di inesistenti armi di distruzione di massa; dei fautori del libero mercato senza regole, che hanno provocato una crisi finanziaria mondiale senza precedenti che, a sua volta, sta buttando l’economia mondiale in recessione, con la conseguente perdita di posti di lavoro in tutto il mondo, con un impoverimento generale e oggi, solo oggi, ve ne venite fuori con queste uscite?
Dalla Gelmini a Frattini, da Brunetta a Berlusconi, è tutto un rincorrersi di dichiarazioni di sostegno al candidato democratico.
A quando anche un ripensamento di Borghezio e Calderoli?
Forse da domani il più potente uomo della terra sarà un Nero. Un nero progressista.
Uno che la pensa come noi, gente di sinistra, riformatori, antirazzisti, laici. Uno di noi. Cercate di essere seri (so che per lorsignori è difficile, ma almeno un sussulto di dignità, via!). Esprimete la vostra solidarietà ed il vostro appoggio al vostro referente naturale d’oltreoceano. Restate amici di Bush, come lo siete rimasti di Putin.
Non so se Obama vincerà, tifo per lui anche se, sinceramente, non credo che sarà una passeggiata. Ma comunque vada non salterò sul carro del vincitore. E, come me, resteranno fedeli tutti quelli che credono, sinceramente e lealmente, nei valori della democrazia, della libertà, della pace, della centralità dell’uomo rispetto al profitto.